Furia Carta: “Le imprese del Petrolchimico non possono fare come vogliono: subito un tavolo con le istituzioni”

 Furia Carta: “Le imprese del Petrolchimico non possono fare come vogliono: subito un tavolo con le istituzioni”

“Questo territorio deve tornare a dialogare, a discutere delle questioni importanti e ad affrontarle, a partire da quelle che riguardano il futuro della zona industriale”. Il deputato regionale e sindaco di Melilli, Giuseppe Carta torna a lanciare un appello che nei giorni scorsi è stato raccolto e condiviso dai sindaci di Siracusa, Francesco Italia e Augusta, Giuseppe Di Mare come dalla senatrice Daniela Ternullo e che starebbe incontrando anche il favore di altri primi cittadini ed esponenti politici. Un fronte che quindi si starebbe componendo intorno agli interrogativi legati principalmente, ma non soltanto, alle intenzioni di Sasol.
“Ho annunciato di essere pronto a “presidiare” il Canale di Augusta perfino in pedalò. .Ritengo un atto dovuto che un’azienda che decide di mandare a casa 65 padri di famiglia trovi un territorio forte, che avvia un’azione altrettanto determinata. E’ arrivato il momento di dire basta- tuona Carta- Intollerabile che Confindustria se la veda dal balcone”. Il deputato regionale e sindaco di Melilli sollecita l’immediata costituzione di un tavolo intorno al quale istituzioni e tutte le parti coinvolte, a qualunque titolo, siedano”. Carta sottolinea un aspetto che ritiene fondamentale. “Da una parte c’è la prospettiva di cassa integrazione per decine di lavoratori- osserva- dall’altra ci sono diverse aziende che, invece, in altre raffinerie, hanno posti vacanti, che potrebbero essere subito occupati dai lavoratori in questione, già perfettamente formati. In questo modo si eviterebbe un danno enorme, alle famiglie e all’economia del territorio”. Carta non ci sta e definisce “impossibile che non ci sia un Patto per l’Industria Siracusana” e non nasconde il profondo rammarico per un percorso che, a suo dire, “ci sta trasformando nella provincia di Gela. Assistiamo alla celebrazione di una gara ogni due anni, sempre nuove imprese e quindi nessuna interessata ad investire sul territorio. Non si può accettare che si debba riscontrare ogni giorno un nuovo elemento di tensione, non vorrei che si trattasse di strategie speculative”. Il parlamentare dell’Ars sostiene che lo Stato debba assumersi la sua parte di responsabilità per avere sottovalutato il problema. “Il ministro Urso dovrà inserire il polo petrolchimico di Siracusa tra le priorità dell’agenda nazionale, al contempo- aggiunge- il problema è anche di contesto sociale. Rimanendo sulle parti non siamo stati incisivi nei confronti delle aziende che operano sul territorio, dicendo loro che occorre necessariamente sedersi intorno ad un tavolo e capire quali sono le questioni e come affrontarle. Le strategie ambientali e industriali vanno condivise”. Carta lancia un allarme. “Il territorio si sta svuotando- spiega- Basta notare l’alto numero di capannoni all’asta, di Imu che viene meno. Vediamo sempre più lotti con impianti di fotovoltaico e sempre meno, quindi, necessità di manodopera. E’ questo il futuro che stiamo creando? E come si permette un’azienda di agire in questo modo? Peraltro in un territorio martoriato-conclude Carta- e che ha pagato anche con un alto numero di vite l’ignoranza che su alcune tematiche ambientali e di tutela della salute regnava sovrana fino a svariati decenni fa”.

 

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