Il devastante incendio di Augusta, i dati Arpa su diossine: “quattro volte il valore guida”

 Il devastante incendio di Augusta, i dati Arpa su diossine: “quattro volte il valore guida”

L’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (Arpa) ha finalmente concluso gli esami di laboratori su diossine e furani sprigionatosi dal rovinoso incendio dello scorso agosto, all’interno di un deposito di trattamento dei rifiuti. In fiamme, per quasi 24 ore, materiale plastico e cartone. Una grande nuvola nera si levò da Augusta, sospinta poi dal vento verso Priolo e Siracusa, dove i sindaci avevano prudenzialmente invitato la popolazione a tenere porte e finestre chiuse.
Secondo quanto riportato nel bollettino Arpa, pubblicato anche sul sito dell’agenzia regionale, i valori di diossina e furani superano di oltre 4 volte il valore guida indicato dall’Organizzazione mondiale della Sanità per gli ambienti urbani e del 50% il valore guida per le aree industriali (459 fg/m3 effettivamente rilevato rispetto ai valori guida di 100 e di 300 fg/m3). Un dato che l’Agenzia regionale di protezione ambientale considera “coerente con i fenomeni di combustione ancora attivi”. Le associazioni ambientaliste, Legambiente e Natura Sicula, balzano dalla sedia ed evidenziamo come manchi ogni riferimento agli eventuali “rischi per la salute delle popolazioni e sull’opportunità di indagini ambientali su acque superficiali e sotterranee, suoli, pascoli e prodotti ortofrutticoli e di origine animale di competenza delle autorità sanitarie”.
Secondo diverse fonti, i campionamenti sarebbero stati effettuati nei territori di Melilli e Priolo e limitati nel tempo. “Nessun prelievo tramite canister è stato dunque effettuato nella zona di Augusta – accusano – malgrado sia probabilmente questa la cittadina più colpita dalla nube nera sprigionatasi dal rogo, come pure comproverebbe l’analisi del campione aria prelevato il 25 agosto presso la Darsena e nel quale è stata accertata una elevata presenza di naftalene correlabile all’incendio”.
I rilievi di Arpa su diossine e furani da inizio settembre sarebbero stati trasmessi alle autorità competenti: Asp, Prefettura, Protezione civile, Vigili del fuoco nonché i Comuni di Siracusa, Augusta, Priolo e Melilli. “Ad
oggi, tuttavia, nessuno dei sindaci è intervenuto per informare direttamente i propri concittadini, né a mezzo stampa o social né attraverso la sezione informazioni ambientali dei rispettivi siti istituzionali”, lamentano da Legambiente e Natura Sicula.
“Del pari non si è data alcuna notizia di eventuali controlli su terreni, corpi idrici e prodotti alimentari di origine vegetale e animale. L’Agenzia per la Protezione Ambientale (APAT) ci ricorda che i tempi di persistenza delle diossine negli strati superficiali del suolo sono stimati con un’emivita pari a 9-15 anni, mentre l’emivita stimata per gli strati più profondi è di 25-100 anni. Occorre quindi che campionamenti ed analisi perdurino nel
tempo”.
L’assenza di tali indagini ambientali – sostengono le due associazioni – “appare in contrasto con il protocollo di intervento descritto nelle Linee guida SNPA (Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente) per la gestione delle emergenze derivanti da incendi, che pure vengono richiamate dalla stessa Arpa nella missiva su
diossine e furani inviata alle autorità locali”. In queste Linee guida, tra l’altro, si evidenzia l’opportunità in seguito ad un incendio di “prelevare un campione di acque reflue/rifiuti liquidi prima della loro immissione nelle caditoie interne all’azienda o in quelle delle strade adiacenti” nonché di effettuare “campionamenti su
matrici che coinvolgono la filiera alimentare diretta (frutta, verdura, cereali, ecc) e indiretta (foraggi), finalizzati alla ricerca di inquinanti persistenti (metalli, diossine, IPA) potenzialmente originati dall’evento”. Si tratta di campionamenti che, come sottolineato nelle stesse Linee guida, “sono in genere di competenza della parte sanitaria”, dunque delle Asp e dei sindaci.
Tutte ragioni che spingono Legambiente Augusta e Natura Sicula a pressare l’Asp di Siracusa per avviare “una indagine ambientale e sanitaria che, a partire dalla vicenda Ecomac, analizzi approfonditamente e costantemente tutte le matrici ambientali, l’attuale stato di disagio e i rischi e gli effetti sulla salute umana che la presenza di queste pericolose sostanze comportano e ciò al fine di attuare misure di risanamento, di prevenzione
e di tutela della collettività”.

 

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