Il mare siracusano si scalda, al Plemmirio anomalie termiche anche in profondità

 Il mare siracusano si scalda, al Plemmirio anomalie termiche anche in profondità

Mare Caldo è il progetto di Greenpeace Italia che documenta la drammatica escalation delle temperature marine – oltre le ondate di calore – con impatti evidenti sugli ecosistemi sommersi. Osservato speciale è il “mare nostrum”, il Mediterraneo. Prendiamo ad esempio l’Area Marina Protetta del Plemmirio di Siracusa, dove le anomalie termiche hanno raggiunto profondità fino a 40 metri, minacciando gravemente la biodiversità. Registrate variazioni di temperatura di +2,23°C, con ondate di calore sia estive che invernali.
Nel 2024 la temperatura media annua del Mediterraneo ha toccato il record assoluto di 21,16°C, con picchi stagionali mai registrati negli ultimi 43 anni. Nell’ambito del progetto Mare Caldo – condotto in collaborazione con l’Università di Genova (DISTAV) e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (OGS) – sono state monitorate 12 aree italiane, di cui 11 in aree marine protette. In tutte si sono registrate numerose ondate di calore con scostamenti fino a +3,65°C rispetto alla media climatologica.
Nell’AMP Plemmirio, la colonna d’acqua ha subito un riscaldamento anomalo anche a 40 metri di profondità, mettendo a rischio intere comunità di scogliera. Questo fenomeno ha favorito la diffusione di specie termofile e aliene come l’alga verde Caulerpa cylindracea, il pesce pappagallo (Sparisoma cretense), il barracuda mediterraneo (Sphyraena viridensis) e la donzella pavonina (Thalassoma pavo), che soppiantano le specie autoctone e alterano gli equilibri degli habitat marini.
Le gorgonie, tra gli organismi più colpiti, mostrano segni diffusi di necrosi e mortalità, sintomo di un ecosistema sotto stress. L’allarme lanciato da Greenpeace è netto: se non si estendono le aree protette e non si riducono drasticamente le emissioni di gas serra, si rischia di compromettere in modo irreversibile il patrimonio naturale del Mediterraneo.
“Il nostro mare è ricco di biodiversità, ma rischiamo di perderla”, avvisa Valentina Di Miccoli, campaigner mare di Greenpeace Italia. “I dati del 2024 ci dicono che non c’è più tempo da perdere”. Il progetto Mare Caldo è arrivato al suo quinto anno e, tra le buone notizie, conferma il ruolo fondamentale delle aree marine protette nel mitigare gli effetti della crisi climatica. Tuttavia, come evidenzia la docente Monica Montefalcone dell’Università di Genova, “gli impatti del riscaldamento globale sono ormai evidenti ovunque, indipendentemente da latitudine e protezione”. Un monito che riguarda da vicino anche il mare di Siracusa, un tempo rifugio di biodiversità, oggi sempre più fragile sotto il peso del cambiamento climatico.

La regione siciliana ha mostrato impatti differenziati ma significativi. L’AMP Capo Milazzo ha registrato variazioni di temperatura di +2,54°C, mentre l’AMP Plemmirio ha raggiunto +2,23°C con anomalie termiche che si sono estese fino a 40 metri di profondità. Entrambe le aree hanno sperimentato ondate di calore sia estive che invernali, contribuendo al quadro generale di riscaldamento delle acque siciliane. È quanto emerge dal Report Mare Caldo 2024 di Greenpeace Italia, che monitora da 5 anni gli effetti del cambiamento climatico sulla biodiversità marina del Mediterraneo. Il monitoraggio è stato condotto in 12 stazioni distribuite lungo le coste italiane, in Sicilia le aree coinvolte sono: AMP Capo Milazzo e AMP Plemmirio.

 

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