Il waterfront? Un sogno sbiadito mentre affiora altra progettualità. “Difendere Siracusa”

Un terrazzo assolato, all’interno dell’ex Idroscalo militare di Siracusa. Un alto ufficiale si rinfresca in una piscinetta improvvisata, indifferente al traffico bloccato oltre il muro di cinta di via Elorina, dove automobilisti accaldati e spazientiti imprecano. Intanto, davanti, il panorama del Porto Grande è quasi scomparso: un intricato dedalo di barche da diporto e pontili ha preso il posto della vista sul mare, completamente monopolizzata dalle opere a mare del porto turistico “Marina di Siracusa”, ex Spero.
Questa scena — al confine tra possibilità progettuali in itinere e ironia — racconta meglio di mille parole l’allarme lanciato dal Comitato per la Riqualificazione e il Decoro Urbano di Siracusa. Il comitato, insieme a Legambiente Sicilia, ha formalmente impugnato al TAR di Catania il bando pubblicato nel luglio 2024 da “Difesa Servizi S.p.A.”, società in house del Ministero della Difesa, che apre alla finanza privata per lo “sfruttamento economico” dell’area a mare dell’ex Idroscalo De Filippis, in un’ottica di utilizzo duale militare-civile.
Il Comitato denuncia l’impatto che potrebbero avere le opere già in fase avanzata di approvazione. Non solo – è il rischio paventato – altererebbero radicalmente l’aspetto paesaggistico e storico del Porto Grande, ma cancellerebbero la possibilità per la città di recuperare una porzione strategica del suo waterfront. Una nuova soprelevata — parte integrante del progetto — si snoderebbe come un serpentone tra gazebo, bar e case vacanza, fino a un’ipotetica pista per idrovolanti, da far ammarare “in una striscia d’acqua di appena 20 metri, rimasta libera tra i pontili del nuovo porto turistico”.
A completare questo quadro che il Comitato non fatica a dipingere come “distopico”, c’è lo stato di completo abbandono dell’ex Marina di Archimede, l’altro porto turistico siracusano oggi in degrado ma – secondo gli esponenti del Comitato – ancora recuperabile e più coerente con una visione sostenibile e integrata della costa.
Nella attuale fase geopolitica delicata, nessuno contesterebbe mai il valore delle aree militari o si scaglierebbe contro l’Aeronautica. Ma alcuni atteggiamenti del Ministero della Difesa hanno sorpreso il Comitato come ad esempio l’assenza di un chiaro diniego alle opere a mare in sede di Conferenza dei Servizi (febbraio 2021) o la mancata risposta alla proposta del Comune di Siracusa (aprile 2023) per un parziale riutilizzo pubblico delle aree, dopo la visita del sottosegretario Mulè nel 2022 e infine lo stesso bando del 2024.
Quale sarebbe allora l’alternativa? La proposta è chiara: recuperare il “Marina di Archimede” e creare un vero waterfront pubblico che colleghi via Elorina al Molo Sant’Antonio, aprendo la città al suo mare e restituendo ai siracusani uno spazio storico.
Per questo, il Comitato chiama a raccolta i cittadini, le istituzioni, le autorità di tutela come la Soprintendenza e l’Autorità di Sistema Portuale della Sicilia Orientale. Chiede rispetto per la città e la dignità del suo paesaggio da tutelare da invasive trasformazioni eventuali. “Invitiamo la cittadinanza a sostenere ogni futura iniziativa volta a restituire il water-front ai Siracusani e decongestionare via Elorina, mentre chiediamo ai responsabili di ogni ordine e grado di rispettare Siracusa, il suo Porto con la sua storia millenaria, e il patrimonio culturale dei Siracusani”, l’appello del Comitato Cittadino per la Riqualificazione e il Decoro Urbano di Siracusa.