La scelta: “Chiudo il ristorante, non voglio sentirmi complice dell’aumento dei contagi”

 La scelta: “Chiudo il ristorante, non voglio sentirmi complice dell’aumento dei contagi”

Sotto il peso dell’avanzata dei contagi, un ristoratore siracusano ha deciso di chiudere la sua attività. A pochi giorni dall’appuntamento con il cenone di fine anno, nel pieno delle feste. Una decisione improvvisa, comunicata ai clienti che avevano prenotato e poi rilanciata sui social. E di certo, controcorrente.
Gianni Cavallaro è, con la sua famiglia, l’anima di Latteria Mammaiabica. Da oggi e fino a data da destinarsi il ristorante alle porte del centro storico di Siracusa rimarrà chiuso. “Con grande dolore ma con grande responsabilità abbiamo deciso di chiudere momentaneamente”, scrive sulla sua pagina Facebook. “La situazione attuale che sembra sia incontenibile in relazione ai contagi ci ha portato a prendere una decisione sofferta ma dovuta: non vogliamo in nessun modo contribuire al peggioramento di questa realtà rischiando noi stessi ed i nostri clienti. Siamo fiduciosi che presto torneremo ad una situazione di normalità e per questo da parte nostra il più sentito e forte augurio di un felice e migliore anno!”. Sin qui, il post. E si capisce che non è una protesta verso il governo e le misure restrittive. Il punto, anzi, è proprio un altro.
Gianni Cavallaro lo sottolinea a SiracusaOggi.it. “La situazione è davvero fuori controllo. E non voglio diventare, con il mio ristorante, una delle cause dell’aumento dei contagi a Siracusa. Non mi pare che tutte le persone abbiano percepito la serietà del momento. E’ bello vederli scegliere il nostro locale, ma c’è troppa distrazione sulle misure di contenimento del contagio. Noi siamo scrupolosi, verifichiamo green pass e invitiamo a indossare la mascherine quando previsto. Non ce la faccio a sentire il peso anche solo di un possibile contagio in più. Mi toglie la serenità e l’allegria di questo lavoro”. Quindi si chiude. Temporaneamente. Le telefonate per avvisare i clienti prenotati, qualche critica, qualche muso lungo.
“Ho fatto un giro, specie in provincia. Non voglio fare di tutta l’erba un fascio, ma ci sono posti dove sempre che non stia succedendo nulla e ci si comporta come se niente fosse. Io non me la sento. Troppa preoccupazione, troppo stress. Non sono sereno”, racconta aprendo al lato umano della sua sofferta decisione.
“Mi spiace per i miei dipendenti. Quattro persone d’oro. Attivo per loro la cassa integrazione e se non sarà sufficiente studieremo come integrare. Ma se la situazione non cambia, non voglio sentirmi un collaboratore del covid”. E la saracinesca, da questa sera, rimarrà abbassata.

 

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