Medici di famiglia siciliani a congresso a Siracusa. Rivendicata centralità nel sistema sanitario
Le “case di comunità” non convincono i medici di medicina generale, riuniti a Siracusa per il 20° congresso regionale della SIMG (Società Italiana di Medicina Generale). All’evento, che ha visto la partecipazione di oltre 300 professionisti al Grand Hotel Villa Politi, si è parlato di innovazione scientifica e tecnologica, ma anche delle sfide cruciali che riguardano il futuro della medicina territoriale.
Tra i punti più dibattuti, la proposta del Governo di impiegare i medici di famiglia come dipendenti nelle case di comunità, strutture previste dal PNRR per rafforzare l’assistenza territoriale. Attualmente, su oltre 1300 previste, ne sono operative appena 38. “La scadenza del 2026 sarà inevitabilmente prorogata – ha osservato il presidente nazionale SIMG Alessandro Rossi – queste strutture restano ancora scatole vuote, anche per la carenza di personale”. La SIMG ha avviato la redazione di un “libro bianco” per raccogliere dati e proposte da presentare alle istituzioni.
“Siamo in una fase di trasformazione epocale – hanno dichiarato Riccardo Scoglio e Giovanni Merlino, rispettivamente presidente e vicesegretario regionale SIMG – e per questo abbiamo voluto affrontare anche le criticità del Sistema in una tavola rotonda dedicata”. Il punto di vista emerso è chiaro: il medico di famiglia resta centrale, soprattutto in una società che invecchia rapidamente.
Lo ha sottolineato anche il presidente emerito SIMG Claudio Cricelli: “Oltre 14 milioni di italiani hanno più di 65 anni. Sono persone con comorbilità, fragilità motorie, bisogni continui. Solo un medico che conosce a fondo il paziente può garantirne la presa in carico efficace”.
Se da un lato la Sicilia presenta un buon rapporto numerico medico-paziente (1.161 assistiti per medico contro una media nazionale di 1.374), dall’altro emerge un dato che preoccupa: l’81% dei medici siciliani ha oltre 27 anni di servizio, segno di un imminente bisogno di ricambio generazionale. Anche le scuole di formazione siciliane sono un’eccezione positiva: nel 2024 i candidati al concorso per la medicina generale hanno superato i posti disponibili (+45%), in controtendenza rispetto al dato nazionale (-15%).
Tuttavia, la mancanza di personale infermieristico e amministrativo rappresenta un altro punto critico, sottolineato da diversi relatori.
“La relazione fiduciaria è tempo di cura – ha ricordato il presidente Enpam Alberto Oliveti – e non può essere sostituita da una struttura distante ogni 200-300 km”. Anche il presidente FIMMG Giacomo Caudo ha ribadito che la medicina generale si fonda sulla prossimità, sulla continuità, sulla fiducia, concetti che rischiano di perdersi in un modello troppo centralizzato.
A completare il quadro, le riflessioni sul finanziamento del sistema sanitario: “Il Fondo Sanitario Nazionale – ha spiegato Luigi Galvano, consigliere SIMG – è cresciuto nominalmente di 10 miliardi, ma l’inflazione ha neutralizzato questo aumento. In rapporto al Pil, la sanità perde peso: dal 6,3% del 2022 si è passati al 6,1% nel triennio 2023-2025, un calo che in valore assoluto equivale a 13,2 miliardi di euro in meno”.
Dal congresso di Siracusa emerge una riflessione chiara: il futuro della sanità territoriale non può prescindere dal rafforzamento del ruolo del medico di famiglia, figura cardine per affrontare l’invecchiamento della popolazione e la gestione delle cronicità. Le case di comunità, per essere davvero efficaci, dovranno integrarsi in un sistema fondato sulla prossimità, l’ascolto e la conoscenza del paziente. Altrimenti, resteranno solo buone intenzioni prive di impatto reale.














