Mercati e mercatini in crisi, crolla il numero di imprese ambulanti: -31% a Siracusa
La crisi del commercio non risparmia il settore delle imprese ambulanti. Tra il 2016 e il 2024 gli operatori del settore sono passati da 21.298 a 16.189, con una perdita di oltre 5.000 imprese (‑24%). Di queste quasi la metà nell’ultimo anno. Infatti, nel 2024, ben 2.477 aziende: il calo più significativo dell’ultimo decennio. I dati ricavati dall’Osservatorio Nazionale del Mise, sono stati elaborati da Confimprese Sicilia e confermano una profonda crisi del commercio ambulante in Sicilia.
Il fenomeno è diffuso in tutte le province, con punte di criticità a Palermo (‑34%), Ragusa (‑42%) e Siracusa (‑31%). “Questo ridimensionamento – avverte il coordinatore regionale di Confimprese Sicilia, Giovanni Felice – è la prova tangibile che l’attuale format dei mercatini settimanali non funziona più”.
Con una nota inviata al presidente della Regione ed all’assessore alle Attività Produttive, Confimprese ha sottoposto alla loro attenzione il problema.
“Tra le principali cause della crisi che danneggiano il settore c’è il cambiamento dei consumi. Cittadini e consumatori preferiscono esperienze d’acquisto più flessibili, integrate e di qualità. Mentre sono cambiate le modalità di lavoro e di utilizzo del tempo libero, i mercati restano organizzati quasi esclusivamente di mattina, escludendo chi lavora”, spiega Giovanni Felice.
Ma c’è di più. “Il commercio online – continua il coordinatore di Confimprese Sicilia – ha reso facilmente accessibili prodotti prima esclusivi del mercato ambulante. La mancanza di regole certe ed una scarsa e poco incisiva lotta all’abusivismo, danneggiano chi lavora in regola ed abbassa la percezione di qualità dei mercati”.
In sintesi, il mondo è cambiato ma il modello del commercio su aree pubbliche è rimasto identico nella formulazione di mercati e mercatini. “La scarsa attenzione che le amministrazioni locali riservano al commercio su aree pubbliche ha favorito lo stato di degrado dei mercati che non sono visti come risorsa e come servizio ai cittadini residenti ed ai turisti”.
Servirebbero, pertanto, nuove strategie. “Per rilanciare il commercio su aree pubbliche occorre riconsiderare il mercato come una risorsa e non come un fenomeno degradante. I mercatini devono rientrare tra gli elementi da considerare con pari dignità e con la stessa attenzione degli altri segmenti produttivi. In un momento così complesso, bisogna guardare lontano per recuperare un ritardo in termini di sviluppo e di adeguamento alle nuove tecnologie che rientrano tra le cause che determinano l’attuale crisi. Va avviata – conclude Felice – la conversione funzionale dei mercati, lavorando su diverse linee di interventi quali i mercati tematici e polifunzionali (alimentare di qualità, artigianato, cultura) con eventi serali e infrasettimanali. I mercati devono essere inseriti nei processi di rigenerazione urbana, come, ad esempio, quelli delle aree industriali dismesse, o di aree recuperate per usi diversi”.
E proprio alla Regione, Confimprese Sicilia ha chiesto un progetto sostanziale di rinnovamento, “capace di valorizzare l’identità dei mercati e al tempo stesso di renderli moderni, inclusivi e competitivi”.














