“Mio figlio salvato da un ‘angelo'”, appello della madre per trovare chi l’ha soccorso

 “Mio figlio salvato da un ‘angelo'”, appello della madre per trovare chi l’ha soccorso

Un colpo di sonno mentre si trovava alla guida della propria moto, in piena notte, rientrando da una pesante giornata di lavoro; l’impatto, violento, contro l’asfalto. Era la notte del 14 agosto scorso e Giorgio, 18 anni, viaggiava verso Priolo per raggiungere la sua fidanzata. La fortuna ha voluto che dietro di lui ci fosse un’auto. A bordo viaggiavano due giovani, più o meno suoi coetanei e che, in pochi istanti, si sono trasformati nei suoi “angeli”, grazie ai quali ha potuto salvarsi.
A raccontare una storia che per fortuna ha un lieto fine è Viktoria, la mamma di Giorgio, che nei giorni scorsi, attraverso i social, ha lanciato un appello, per rintracciare chi- raccontava in un post- con il suo comportamento corretto e di cuore ha evitato che quel brutto incidente si trasformasse in tragedia senza rimedio.
“Giorgio era molto stanco- racconta la madre- Aveva lavorato senza un attimo di pausa. La stanchezza era tanta. Mentre guidava si è addormentato,è caduto, si è fatto molto male (avremmo scoperto dopo quali conseguenze ha riportato). Quando è rovinato contro l’asfalto, qualcuno si è per fortuna fermato, ha chiamato il 118, il numero d’emergenza 112 ed anche me. Il mio telefono ha squillato, erano le due di notte – racconta con la voce ancora rotta- Ho sentito una voce femminile, il numero era però quello di mio figlio. Ho subito avuto paura. Lei ha cercato di rassicurarmi, pur avvertendomi dell’incidente. Mi ha detto che Giorgio era vigile, che l’ambulanza lo stava trasportando al pronto soccorso dell’ospedale Umberto I e che era stato lui a fornire il pin per sbloccare il telefono e per avvertirmi. La corsa verso l’ospedale è una fase che non ricordo. Inizialmente sembrava che mio figlio non avesse riportato gravi danni. Per fortuna, però, i medici del turno successivo si sono resi conto che la situazione richiedeva,invece, il trasferimento a Catania. Aveva la testa spaccata, occorreva un intervento maxillofacciale. E’ stato operato, gli è stata posizionata una placca al titanio in fronte; la clavicola era rotta ed è stato indispensabile intervenire anche in questo caso. Mio figlio è vivo e per questo devo solo ringraziare chi non si è voltato dall’altra parte in quel momento, quando la fortuna ha voluto che si trovasse proprio dove mio figlio rischiava di concludere la propria vita. Prestare soccorso è obbligatorio, ma questo non lo rende affatto scontato e qualche ora dopo ad un altro giovane, più o meno in quella zona, è andata purtroppo diversamente, magari, chissà, proprio perché nessuno ne ha notato in tempo la presenza”.
L’appello sui social ha funzionato. Quasi subito Morena- questo il nome della giovane che ha soccorso Giorgio- si è fatta viva. O meglio, si è fatta viva la madre, che era a conoscenza di quanto accaduto. “Ho voluto incontrarle- prosegue Viktoria- Abbiamo chiacchierato a lungo, è stata una colazione insieme per me bellissima, perché ho potuto ringraziare chi, agendo con il cuore, ha salvato mio figlio. Il fatto che sia una ragazzina mi ha ancor più riempita di gioia. C’è una speranza, se i nostri giovani agiscono in questo modo, se in un mondo in cui è più facile voltarsi dall’altra parte, si fa invece la cosa giusta”. Morena aveva già raccontato ai carabinieri quanto aveva visto. “Lei e il suo ragazzo hanno visto mio figlio in moto-dice ancora Kira- poi hanno visto la caduta, le scarpe che volavano, poco dopo ha perso anche il casco, mentre strisciava sulla strada. La ragazza mi ha anche detto che avrebbe voluto avere notizie di Giorgio nei giorni successivi ma non conosceva il suo cognome, sapeva solo che siamo stranieri (moldavi), non sapeva come arrivare a noi”.
Da questa brutta storia sembra essere nata un’amicizia e ieri Giorgio è stato dimesso dall’ospedale di Catania ed è tornato a casa. Il percorso per lui è ancora lungo ma la gratitudine di mamma Viktoria è immensa.
“Non finirò mai di ringraziare questi giovani e il cielo per averli messi sulla stessa strada su cui viaggiava mio figlio- conclude Viktoria- Ho voluto raccontarlo a tutti, perché sia un esempio, un motivo di speranza, un modo per riflettere sulle conseguenze che un gesto può avere sulla vita di un’altra persona”.

 

Potrebbe interessarti