“Oltre ogni cosa”, il mantra azzurro il giorno dopo. Arbitri, quanto inutile protagonismo
“Oltre ogni cosa”. E’ il post pubblicato questa mattina sulle pagine social del Siracusa calcio insieme alla foto della festa dei giocatori dopo un gol. Il messaggio è chiaro: squadra e società fanno quadrato. Il gruppo è unito e si sente defraudato di un risultato che avrebbe meritato, in coda ad una partita giocata per 75 minuti più recupero mostruoso in inferiorità numerica. La mazzata del pari beffa del Foggia è stata tremenda. Turati ha subito difeso il gruppo squadra. Ok, i due gol sono frutto di una serie di errori che nessuno in Serie C può permettersi, figurarsi una squadra che deve salvarsi. Ma ridurre Siracusa-Foggia solo a quegli errori, senza valutare la partita giocata col cuore in mano da Candiano e compagni, il vantaggio ritrovato, i polmoni gettati sul campo insieme ai crampi sarebbe ingeneroso e poco rispettoso verso l’impegno ed il cuore che a questa squadra vanno riconosciuti, insieme a limiti tecnici che purtroppo riemergono qua e là.
E allora bisogna andare “Oltre ogni cosa”. Oltre ad un risultato beffardo, ad una classifica pesante, a distrazioni dei singoli e persino una direzione di gara abominevole. Difficile trovare una squadra arbitrale meno preparata di questa per la direzione di uno scontro salvezza. Il fischietto Silvia Gasperotti della sezione di Rovereto ha subito perso il controllo della gara, pensando con un metro difficile da comprendere di poter gestire sventolando cartellini e con topiche clamorose su cui è bene che la Can di C rifletta un pò. Sei gialli (tre per parte e ben 3 nel recupero), un rosso diretto (Bonacchi), tre espulsioni dalla panchina azzurra. Per una partita mai cattiva, francamente troppo. Il quarto uomo (Enrico Gemelli di Messina) poi, ha presidiato costantemente la panchina azzurra – noto covo di rivoluzionari, evidentemente – e, dal campo, è sembrato intervenire più volte per influenzare le scelte dell’arbitro.
Clamoroso avere espulso Turati perchè protestava animatamente per un gol regolare, prima annullato e poi confermato dalla revisione. Insomma, aveva ragione lui e non l’arbitro (ed il quarto uomo). Disse una volta Buffon che l’arbitro della finale di Champion’s aveva un “bidone al posto del cuore”. Alle orecchie dei tifosi azzurri è forse riecheggiata quella frase mentre vedevano il fischietto ammonire ora Farroni per perdita di tempo o Candiano perchè cadeva a terra vittima di crampi ed esausto. L’arbitro non ha badato al fatto che quella squadra giocava in dieci da oltre 80 minuti, con un dispendio di energie (anche nervose, per suo merito) non indifferente. Ad un tratto, sembrava infierisse. Rischiando di far incattivire anche il pubblico. Un bravo arbitro, sa leggere le partite ed anche questi momenti. Ma se diventa lo “spettacolo”, non ha fatto bene il suo compito. O non ne è all’altezza. Una volta, si chiamava protagonismo.
“Oltre ogni cosa” è il mantra in casa azzurra. Metabolizzare, ripartire. Leccandosi le ferite e contando le assenze, altro “regalo” di un arbitraggio che ha fatto male ancor più del risultato. E si badi bene, non è questione di cercare alibi per nascondere errori del Siracusa. Ci sono stati errori ancora più marchiani.














