Operazione Dirty Oil: passava anche da Augusta gasolio libico rubato, 9 arresti. Due i siracusani coinvolti

 Operazione Dirty Oil: passava anche da Augusta gasolio libico rubato, 9 arresti. Due i siracusani coinvolti

La Guardia di Finanza di Catania ha sgominato un’associazione a delinquere internazionale che riciclava gasolio libico rubato dalla raffineria libica di Zawyia, a 40 km ovest di Tripoli, trasportato via mare in Sicilia con stoccaggio ad Augusta per poi essere immesso nel mercato italiano ed europeo.
Sei gli arresti (3 in carcere e 3 ai domiciliari): due sono maltesi, due libici e quattro italiani. Altri tre libici sono ricercati. Uno è detenuto nel suo Paese. Dopo il furto il gasolio veniva scortato da milizie libiche e portato in Sicilia e poi immesso nel mercato italiano e europeo mediante una società maltese. Il traffico è stato monitorato con mezzi del Comando operativo aeronavale della Gdf.
Il gasolio libico – trafugato dalla compagnia petrolifera nazionale della Libia, riciclato e immesso, all’insaputa dei consumatori finali, anche presso distributori stradali – è un carburante avente tenore di zolfo minore di 0,1% ed è destinato al “bunkeraggio” ossia al rifornimento, in ambito portuale, di carburanti o di combustibili ad unità navali. Il prodotto in questione, dopo miscelazioni presso uno dei depositi fiscali della Maxcom di Augusta, Civitavecchia e Venezia, veniva immesso nel mercato italiano ed europeo (Francia e
Spagna in particolare) ad un prezzo similare a quello dei prodotti ufficiali pur essendo
di qualità inferiore.
L’associazione criminale mirava ad acquisire la disponibilità di un flusso continuo di gasolio libico ad un prezzo ribassato rispetto alle quotazioni ufficiali (in alcuni casi anche fino al 60%) così garantendo alla società italiana acquirente un margine di profitto costante e più elevato.
Gli ideatori del lucroso affare internazionale, al fine di ostacolare la ricostruzione dei
passaggi materiali, documentali e finanziari sottesi al commercio di gasolio, hanno costruito un variabile sistema di società, a più livelli, poste fittiziamente tra venditori
e acquirenti finali. La frode è stata attuata mediante il ricorso a falsa documentazione
attestante inizialmente l’origine saudita del gasolio “libico” e poi, successivamente, la
non veritiera cessione del carburante da una delle società sussidiarie della compagnia petrolifera nazionale della Libia.
In un anno di indagini, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania sono riusciti a documentare dettagliatamente oltre 30 viaggi nei quali sono stati importati via mare dalla Libia oltre 80 milioni di kg. di gasolio per un valore all’acquisto di circa 30 milioni di euro.
Tra i soggetti coinvolti nel traffico internazionale di prodotti petroliferi libici e
destinatari della misura in carcere figurano l’amministratore delegato della Maxcom Bunker spa, Marco Porta (cl.1969); Fahmi Mousa Saleem Ben Khalifa, alias “il Malem” (il capo), nativo di Zuwarah (Libia), fuggito dal carcere nel 2011 con la caduta del regime di Gheddafi dove stava scontando una condanna a 15 anni per traffico di droga; ha guidato una milizia armata stanziata nella zona costiera al confine con la Tunisia ed è stato recentemente posto agli arresti per contrabbando di carburanti da parte delle Autorità libiche; il catanese Nicola Orazio Romeo (cl.1972), indicato da alcuni collaboratori di giustizia quale appartenente alla frangia mafiosa degli Ercolano e ritenuto, in una conversazione captata tra gli indagati, quale soggetto della “mala, quella giusta, quella che non lo tocca nessuno”. Romeo è già stato denunciato nel 2008 per la sua appartenenza mafiosa ai Santapaola e per alcune azioni estorsive perpetrate nelle zone di Acireale e Aci Catena. In questa indagine Romeo è parte integrante della componente maltese dell’organizzazione la cui funzione primaria è stata quella di organizzare i trasporti del gasolio libico via mare; i cittadini maltesi Darren Debono (cl.1974) e Gordon Debono (cl.1974); i maltesi, con Nicola Orazio Romeo, hanno curato il trasporto via mare gestendo, al contempo, il reticolo di società commerciali coinvolte nel business; il libico, originario di Zuwara, Tareq Dardar, quale collettore dei pagamenti e dei flussi finanziari veicolati su conti esteri nella disponibilità del Ben Khalifa.
Per i soggetti non rintracciati nel territorio nazionale, la Procura distrettuale ha
richiesto l’emissione di un mandato d’arresto internazionale.
L’amministratore delegato della Maxcom Bunker spa, società con sede legale a Roma, esercente l’attività di commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi e di bunkeraggio delle navi, si è avvalso della complicità di alcuni dipendenti della società, destinatari della misura cautelare degli arresti domiciliari. Si tratta della siracusana Rosanna La Duca (cl.1969), consulente esterna della società; Stefano Cevasco (cl.1969), addetto all’ufficio commerciale, e Antonio Baffo (cl.1956) responsabile del deposito fiscale di Augusta.

 

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