Operazione Xiphonia: il porto turistico di Augusta "occasione" per frodi e truffe

 Operazione Xiphonia: il porto turistico di Augusta "occasione" per frodi e truffe

L’operazione Xiphonia parte da un controllo fiscale e dall’intuito delle fiamme gialle di Siracusa. Insospettiscono i numeri ma insospettisce anche il coinvolgimento di una ditta edile che costruisce villette e palazzi in lavori per un porto turistico. E’ il punto di partenza dell’indagine che, coordinata dalla Procura di Siracusa, ha portato ai domiciliari due imprenditori augustani: Alfio Fazio, amministratore della PXA srl e Antonino Ranno, amministratore di fatto di Edil Tiche srl.
Sarebbero loro, secondo l’accusa, i promotori di un’associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e alla truffa per la percezione di contributi pubblici. Altre cinque persone sono state colpite da misura cautelare interdittiva per dieci mesi. Un’ottava persona risulta al momento indagata ma senza applicazione di misure. Sequestrate somme per equivalente per un importo vicino agli 8 milioni di euro.
Al centro di tutta la vicenda, la realizzazione del porto turistico nel golfo Xifonio di Augusta. Il progetto è stato destinatario di un contributo del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale per 8 milioni di euro. La somma era stata parzialmente erogata (2,6 milioni), il resto – due ulteriori tranche – è stato interrotto a causa dell’avvio del procedimento penale.
Le indagini hanno portato alla luce quello che per gli investigatori è un sodalizio criminoso, organizzato in un reticolo di società che avrebbero emesso e utilizzato fatture per operazioni inesistenti dirette a rendicontare una serie di lavori in realtà mai realizzati. Le prestazioni, effettivamente eseguite dalle società della stessa famiglia, avevano quindi un valore molto inferiore rispetto a quello presentato a finanziamento.
Il “castello di carte” è crollato quando gli investigatori hanno vagliato la sussistenza delle ragioni economico – imprenditoriali di vari impegni contrattuali, formalizzati solo per gonfiare artificiosamente i costi di realizzazione del porto in modo da determinare il quantum dell’erogazione pubblica concessa.
L’impresa marittimo era la destinataria del contributo pubblico, con l’amministratore titolare di numerose cariche nelle altre “società di famiglia”, tutte operanti nel medesimo settore e in qualche modo coinvolte nel giro che avrebbe dovuto cancellare debiti con l’Erario e procurare indebiti vantaggi fiscali e contabili, fino al contributo pubblico.
La realizzazione di rilevanti opere infrastrutturali nel costruendo porto turistico di Augusta era stata affidata alla Edil Tiche che – non essendo in grado di operare con autonome risorse umane e materiali – subappaltava i lavori a lei affidati a ulteriori società che, in molti casi, sono risultate riconducibili alla stessa famiglia dell’impresario marittimo. Queste società fatturavano alla committente, che a sua volta “girava i costi” alla titolare del finanziamento, dichiarando nei documenti valori notevolmente gonfiati rispetto a quelli reali.
Pertanto, nella sostanza, la società edile, operante nel ramo delle costruzioni residenziali, avrebbe assunto solo formalmente il ruolo di appaltatrice delle opere, così costituendo il “paravento giuridico” perché il progetto criminoso si avviasse e realizzasse. Una tipica interposizione fittizia soggettiva che consentiva di “gonfiare” sensibilmente costi sostenuti solo sulla carta, creando un considerevole disallineamento tra il reale impegno economico sostenuto dalla famiglia realizzatrice dell’opera portuale e quello – artificiosamente superiore – documentato dalle fatture presentate alla Regione Sicilia per l’erogazione del contributo pubblico.
Complessivamente, le opere infrastrutturali interessate dal sistema di false fatturazioni sono state quantificate in quasi 22 milioni di Euro e riguardano sostanzialmente l’acquisto di palancole, la fornitura di blocchi di cemento e di pali – tubi camiciati in acciaio, nonché le operazioni relative al nolo a caldo dei mezzi marittimi ed i contratti di dragaggio.
Attorno alle figure dei due imprenditori, ruoterebbero i gregari: gli amministratori di diritto delle società coinvolte che, attraverso l’emissione e l’utilizzo delle fatture false, hanno reso possibile la realizzazione del disegno delittuoso.
Agli indagati, a vario titolo, vengono contestati i reati di associazione a delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e indebita compensazione.

 

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