Petrolio russo, embargo via mare: Ue verso il si. Ma così Isab va ko, paura per industria siciliana

 Petrolio russo, embargo via mare: Ue verso il si. Ma così Isab va ko, paura per industria siciliana

Oggi e domani vertice europeo a Bruxelles, i Ventisette stanno definendo un sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia. Il paventato embargo al petrolio russo sta prendendo forma e per la zona industriale di Siracusa sarebbe un colpo durissimo, da chiusura. Come conseguenza del conflitto russo-ucraino, infatti, Isab-Lukoil non riesce più ad ottenere linee di credito dagli istituti bancari per acquistare il greggio da raffinare. Pur non essendo oggetto di sanzioni, il gruppo industriale è stato messo all’angolo dal sistema creditizio europeo. L’unico petrolio che permette a quegli stabilimenti di continuare ad operare arriva dalla Russia, via nave.
Ma nel nuovo pacchetto di sanzioni è previsto proprio l’embargo al petrolio russo trasportato via mare. Se venisse approvato con questa formula, maturata nella serata di ieri, per Isab Lukoil sarebbe presumibilmente la fine. Senza interventi del governo italiano, sin qui davvero poco interessato alle sorti di migliaia di lavoratori siracusani e del sistema economico/produttivo siciliano, “si andrebbe incontro non ad una fermata ma ad una chiusura di Isab” dice Beniamino Scarinci, di Fratelli d’Italia.
Mentre l’Ungheria ha ottenuto la deroga per il greggio che proviene attraverso gli oleodotti, l’Italia ha passivamente partecipato alle riunioni preparatorie del vertice, senza battere ciglio. Una responsabilità enorme del governo Draghi che sta condannando alla fine l’intera zona industriale di Siracusa. Senza Isab Lukoil, cadrebbero come un domino tutte le alte tessere di un’area già alle prese con una crisi senza precedenti ed al bivio della transizione energetica.
“Serve una mobilitazione guidata dai sindaci di Siracusa, Augusta, Priolo e Melilli. Da Roma non sanno neanche dove è l’area industriale di Priolo, figurarsi se hanno compreso quello che succede con l’embargo al petrolio russo. Se il territorio non farà rumore, il destino è segnato. Non è questione di creare allarmismo, allarmante è solo questo silenzio di fronte al dramma sociale ed occupazionale imminente”, aggiunge sempre Scarinci, delegato provinciale di FdI alle attività produttive.

 

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