Siracusa. Cavadonna in chiaroscuro, il Garante dei Diritti dei Detenuti: "Servizio sanitario lento"

 Siracusa. Cavadonna in chiaroscuro, il Garante dei Diritti dei Detenuti: "Servizio sanitario lento"

Una vita carceraria “stagnante” all’interno del carcere di Cavadonna, abbastanza tranquilla ma priva di tante attività che sarebbero necessarie. Servizio sanitario carente, con liste d’attesa lunghissime. Il quadro emerge dalla visita effettuata dal Garante dei Detenuti, Giovanni Villari, che verifica periodicamente le condizioni all’interno della struttura carceraria del capoluogo. Nella sua relazione, il Garante sottolinea come “purtroppo la specificità del momento che stiamo vivendo pesi molto sulle condizioni delle attività trattamentali, che risultano quasi inesistenti. Tutto ciò è in contrasto con la missione educativa del carcere. La percezione per chi varca la soglia dell’istituto penitenziario periodicamente è purtroppo di un’ordinarietà consueta e stagnante, dove il tedio vince e annichilisce speranze e spinte motivazionali”. Le misure di contenimento attive dallo scorso febbraio hanno depauperato il sistema di rieducazione, già debole.
“Le rare attività di reinserimento sociale in regime di semilibertà e quelle di “Lavoro all’esterno”-dice ancora Villari-  sospese durante la fase più difficile dell’emergenza sanitaria, solo ora stanno dando leggeri segni di ripresa”. L’auspicio espresso è che possano subire un’accelerazione. “Allo stato attuale non ci sono iniziative rivolte a questo scopo. Rimangono ancora troppo pochi gli uomini in stato detentivo autorizzati al lavoro esterno socialmente utile. Le ragioni sono spesso attribuite all’inadeguatezza delle caratteristiche dei detenuti che rientrano nelle tipologie a cui è possibile concedere questo provvedimento”. Un altro aspetto riguarda i trasferimenti. “Dopo l’ultima rivolta nel marzo scorso, la stragrande maggioranza dei detenuti del circuito reati comuni  è stata trasferita in altri istituti penitenziari”. La vita all’interno del carcere vede “pochi detenuti a cui è affidato qualche servizio all’interno dell’istituto (manutenzione ordinaria; lavanderia; porta vitto; spesino;). Altri hanno la possibilità di lavorare nel biscottificio annesso alla casa circondariale, sotto la cura della cooperativa Arcolaio, producendo dolci tipici e biologici utilizzando mandorle nostrane, bucce d’arancia, carrube. Poi ci sono coloro che lavorano nella tessitoria dell’istituto e producono lenzuola e federe ad uso interno. È degno di nota il lavoro di alcuni detenuti impegnati nel laboratorio di tessitoria, i quali hanno prodotto circa 10.000 mascherine protettive in cotone a trama fitta e doppio strato con tasca”. Nota dolente il servizio sanitario.  Troppa lentezza e burocrazia- spiega il Garante-  sia per esami diagnostici sia per interventi chirurgici programmati, che superano molte volte attese di 1 o 2 anni”.
La presenza della Magistratura di sorveglianza all’interno del carcere è, per la mole di lavoro da cui sono gravati i singoli magistrati, episodica, tanto che spesso i detenuti ne lamentano l’assenza. “L’ufficio del Garante – l’appello che parte da Villari- desidera creare sinergie con l’Ufficio della Magistratura di sorveglianza, trovare disponibilità al dialogo e all’ascolto rispetto alle criticità riferite per garantire i diritti primari dei detenuti e dei soggetti sottoposti a misure restrittive della libertà”.

 

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