Siracusa. Dai fondali dell'Arenella fino alla Libia: la storia svelata di due cavi sottomarini

 Siracusa. Dai fondali dell'Arenella fino alla Libia: la storia svelata di due cavi sottomarini

C’era un’Italia viva per davvero. Un Paese che sapeva valorizzare i suoi industriali ed i suoi inventori, chiamare a raccolta le menti migliori e creare avanguardia. Un pezzo di storia di quella Italia giace ancora nei fondali dell’Arenella, a Siracusa. E corre via verso l’Africa a profondità variabile dai 5 ai 75 metri.
Dai fondali siracusani partono due cavi telegrafici sottomarini: vennero posati tra l’aprile ed il maggio del 1912. Era in corso la guerra italo-turca, la vivace e forse aggressiva Italia era capace di mettere in un angolo l’impero ottomano, con idee tecnologiche ed ambiziose. Una di queste era quel progetto di collegamento via cavo con l’Africa, per mettere subito in contatto con la madrepatria le neo colonie italiche. E’ una storia che chiama in causa Pirelli, quel Pirelli, convocato dal governo Giolitti per realizzare il collegamento Siracusa-Africa. Mentre un certo Guglielmo Marconi si recava in Africa perchè la sua invenzione, la radio, avrebbe fatto svoltare i tradizionali collegamenti dell’epoca.
Autore dell’interessante ricerca storico-scientifica è il diver siracusano Fabio Portella. Insieme al suo gruppo, ha compiuto qualcosa come 4 mesi di immersioni per esplorare circa 30km di fondali, forti di una passione che rende possibili anche studi sfiancanti.
Sono riusciti così a censire, rilevare e mappare i due storici cavi che ancora solcano il Mediterraneo. “Uno raggiunge Tripoli, l’altro Bengasi”, racconta Portella. “La loro esistenza non è una scoperta in senso stretto. Ma è stato utile, sul piano storico, riportare alla luce una realizzazione di un secolo fa che ci ha permesso di ricostruire la vivacità di una Italia a tratti geniale, senza entrare nel merito dei conflitti”.
La scelta di Siracusa come terminale italiano dell’operazione non fu semplice. “In un primo tempo, il governo pensava a Catania. Anche per via dei migliori collegamenti telegrafici con Roma. Poi però vinse l’idea di Siracusa, intanto perchè più a sud e poi comunque c’erano porto e stazione per far arrivare uomini e mezzi da utilizzare nell’impresa. Unica raccomandazione, stare lontani dalle tonnare a quei tempi numerose ed in piena attività. Con l’occasione venne comunque potenziata anche la linea telegrafica Siracusa-Roma”.
I cavi sono genericamente segnalati sulle mappe nautiche. “Con il nostro censimento abbiamo però appurato che non vengono dichiarati nella zona corretta. Ci sono errori che variano dai 200 ai 400 metri lineari”, aggiunge Fabio Portella. Tutte le informazioni sono state comunicate agli organi competente, dalla Capitaneria di Porto alla Soprintendenza del Mare.
In realtà, nella storia c’è anche spazio per un mistero. Anzi, due. I cavi trovati dal team di Portella sono in realtà quattro. Due sono quelli che arrivano in Libia, all’epoca Cireniaca e Tripolitania. E gli altri due? Uno è tranciato, l’altro punta verso il cuore del Mediterraneo. Chissà quale altra storia avrebbe da raccontare.

 

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