Siracusa. Decreto Cura Italia, la delusione dei commercialisti: "Solo palliativi"

 Siracusa. Decreto Cura Italia, la delusione dei commercialisti: "Solo palliativi"

Profonda delusione per le misure contenute del decreto Cura Italia per far fronte all’emergenza economica oltre che sanitaria. La esprime l’Ordine dei Dottori Commercialisti di Siracusa dopo avere preso visione del provvedimento, pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
“Il Provvedimento dispone il rinvio dei versamenti del 16 marzo scorso di imposte e contributi sino al 20 marzo per i soggetti con fatturato superiore a 2 milioni di euro e sino al 31 maggio 2020 per tutti gli altri-premette il presidente, Massimo Conigliaro- Con riferimento alle entrate tributarie e non tributarie, sono sospesi i termini dei versamenti, scadenti nel periodo dall’8 marzo al 31 maggio 2020, derivanti da cartelle di pagamento emesse dagli agenti della riscossione.
E’ prevista inoltre la possibilità di fruire della Cassa Integrazione per i datori di lavoro costretti a sospendere l’attività lavorativa per eventi riconducibili all’emergenza, decorrenti dal 23 febbraio 2020, per una durata massima di nove settimane”. Insufficiente per i professionisti siracusani
“Siamo consapevoli dell’emergenza sanitaria e delle priorità in campo medico, conosciamo i vincoli di bilancio e la situazione dei conti pubblici-spiega Congiliaro-  abbiamo presente che lavorare in emergenza non è affatto facile e non è questo il tempo delle polemiche, tuttavia non possiamo esimerci dal rilevare che il Decreto Cura Italia, per quel che concerne l’aiuto all’economia, agli imprenditori, ai professionisti ed in generale ai settori produttivi del paese, risulta a dir poco deludente. Peraltro, prevedere, a termini ormai scaduti, il rinvio di soli quattro giorni dei versamenti per le aziende con ricavi sopra i 2 milioni di euro ha il sapore della beffa. Inoltre, in cosa consiste realmente l’aiuto se i versamenti sospesi fino al 31 marzo per tutti gli altri soggetti dovranno essere poi versati entro il 31 maggio in un’unica soluzione o, al massimo, in cinque rate mensili ?
Ad esempio, se un’impresa del settore turistico-ricettivo subisce una perdita di fatturato a causa del crollo delle prenotazioni e della chiusura dell’attività, come può immaginarsi che in circa due mesi ( sempre sperando che l’emergenza finisca a marzo) possa recuperare le perdite pregresse e versare le somme all’erario e agli enti di previdenza?
Appare altresì palese la disparità trattamento contenuta nella previsione di un sostegno una tantum di 600 euro ai liberi professionisti iscritti alle gestione separata dell’INPS e non anche a tutto il mondo delle professioni ordinistiche (dottori commercialisti, ragionieri, consulenti del lavoro, avvocati, ecc.), anch’essi danneggiati dalla pandemia ma che rimangono quotidianamente impegnati nel fornire informazioni a contribuenti e imprese sulle norme entrate in vigore di non facile comprensione e sulle possibili agevolazioni fiscali, previdenziali e finanziarie loro spettanti .
Anche le disposizioni in materia di lavoro presentano criticità.
Il divieto di licenziamenti per ragioni economiche per 60 giorni imposto alle imprese appare infatti del tutto irrazionale, soprattutto per le piccole attività chiuse per decreto: per esse gli incassi sono pari a zero e senza una prospettiva a breve di ripresa l’avvio di una procedura di Cassa Integrazione Guadagni (CIG) rappresenta esclusivamente un ulteriore onere che difficilmente potrà essere sostenuto. Sempre in tema di CIG per le aziende con più di 5 dipendenti permane comunque l’obbligo di informazione, consultazione ed esame congiunto con i sindacati da concludere anche in via telematica entro i tre giorni successivi a quello della comunicazione preventiva, creando ulteriore disagio alle aziende. Insomma – conclude il Presidente dell’Ordine Massimo Conigliaro – serviva una cura da cavallo ed è arrivata una cura palliativa”.

 

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