Siracusa. E' tornata a casa la piccola che ha rischiato di annegare. Una soccorritrice: "vorrei riabbracciarla"

 Siracusa. E' tornata a casa la piccola che ha rischiato di annegare. Una soccorritrice: "vorrei riabbracciarla"

E’ tornata a casa la piccola di 16 mesi che lo scorso 29 giugno ha rischiato di annegare nella spiaggia di Marina di Priolo. Ha lasciato il policlinico di Messina, dove era stata trasferita in elisoccorso, dopo giorni di terapia intensiva e coma farmacologico. Seguita dall’affetto di mamma e papà ha vinto la battaglia più importante. Un grande sospiro di sollievo dopo la grande paura.
Ma se oggi si può scrivere il lieto fine che tutti attendevano, il merito è di quattro persone normali che hanno saputo, in una indovinata successione di interventi, rianimare subito in spiaggia la piccina. Prima ancora che arrivassero i soccorsi. Bagnanti divenuti eroi “normali”. Nicoletta, Alessandro, Stella e Leandro: questi sono i loro nomi. Nella confusione generale di quel pomeriggio, era il 29 giugno, hanno agito. D’istinto forse, ma facendo la cosa giusta quando tempo per pensare non ce ne era più.
Abbiamo raggiunto al telefono Nicoletta. E’ stata la prima ad intervenire. Lei ha trovato la piccola, mentre la madre urlava disperata e gesticolava invocando aiuto. Nicoletta era a Marina di Priolo insieme a suo marito Alessandro. “Ero lì per caso, dopo una giornata a Palazzolo per partecipare ai festeggiamenti di San Paolo”, racconta. A diversi metri di distanza dal clamore, ha visto il corpicino della piccina. Riverso, coperto di sabbia. Trascinato sul bagnasciuga probabilmente dalle onde. Nicoletta corre. Prende in braccio la bambina. “Non dava segni di vita. Non respirava. Uno choc”, ricorda oggi. Inizia a liberarle le vie respiratorie e gli occhi, coperti di sabbia, insieme a suo marito Alessandro. Intanto li raggiunge anche Stella. Insieme improvvisano una riuscita respirazione artificiale. Stella pompa l’aria e Nicoletta massaggia il pancino della piccola. Intorno è il caos. I genitori disperati, una folla di curiosi. Il 118 non è ancora arrivato. Ci vorranno circa 12 minuti dalla chiamata.
A quel gruppo di salvataggio si aggiunge Leandro. “Ho fatto il corso salvavita”, spiega subito. Nicoletta, Stella e Alessandro gli fanno spazio. Parte una manovra alle spalle, per aiutare la bimba – che nel frattempo aveva ripreso a respirare – ad espellere l’acqua. Decidono di adagiarla di fianco sull’asciugamano di Nicoletta. “Non l’ho ancora neanche lavata”, ci confida.
Arriva finalmente l’ambulanza. Inizia la corsa per la vita. Il trasferimento in elicottero, il ricovero e il lieto fine. La bimba deve con ogni probabilità la vita a quelle quattro persone in spiaggia. “Se perdevamo altro tempo, non ci sarebbe stato nulla da fare”, ripete con un filo di voce Nicoletta, quasi spaventata dallo stesso pensiero.
“Ho saputo che sta bene e che ha lasciato l’ospedale. Sono contenta. Credo che la madre dovrebbe accendere un cero a San Paolo. Quando io ho preso in braccio la bambina e mi sono accorta che non respirava, ho invocato l’aiuto del Santo”, ci svela Nicoletta. “Mi piacerebbe poterla riabbracciare. Non perchè qualcuno ci deve un grazie o qualcosa. L’ho avuta in braccio quando sembrava non vi fosse più nulla da fare. Mi piacerebbe abbracciarla adesso e vederla piena di vita”.

foto dal web

 

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