Siracusa. Elias e Muhamed: dopo la traversata della speranza, i Mondiali di Vela

 Siracusa. Elias e Muhamed: dopo la traversata della speranza, i Mondiali di Vela

Hanno viaggiato a bordo di barconi fatiscenti per raggiungere, la scorsa estate, le coste siciliane. Tornano in mare, adesso, ma per partecipare al Campionato Mondiale di Vela. Elias e Muhamed saranno sull’imbarcazione “Ottovolante”, insieme a un equipaggio di skipper siracusani, per l’importante competizione di Barcellona, che vede la partecipazione dei grandi nomi della vela mondiale, in un serrato programma di regate che dura una settimana. I due giovani sono stati selezionati tra gli ospiti della Comunità di Sant’Egidio di Catania.
L’equipaggio d’eccezione sarà presentato ufficialmente venerdì, alle 10,30, nella sala “Archimede” del palazzo municipale di piazza Minerva. Il COmune, insieme all’amministrazione comunale di Pozzallo, ha voluto sostenere questa iniziativa. L’incontro di venerdì vedrà la partecipazione dell’assessore regionale alle Infrastrutture e Trasrpoti, Giovanni Pizzo. Ci saranno, poi, il sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo, e l’assessore al Bilancio, Gianluca Scrofani; il sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna, il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Emiliano Abramo, la coordinatrice del progetto “Traversata”, Concetta Carbone. E naturalmente i protagonisti di questa Traversata: l’equipaggio, formato dal comandante Fabio Santoro, Maurizio Mancuso, Dario D’Asaro, Michele Gallo, Gaetano Gibilisco, Muhamed Sabaly, Elias Orjin, Moreno Boldini e Giuseppe Monaco. A bordo anche uno skipper donna, Angelica Gimondo.
Il Team Velico Ottovolante è nato nel 2005 dall’iniziativa di un gruppo di amici legati dalla passione per il mare e per lo sport. “Negli ultimi mesi la nostra città ha accolto centinaia di migranti – dice il comandante di Ottovolante, Fabio Santoro – L’idea che il mare, che per noi rappresenta un momento di svago, una passione, per tanti uomini e donne sia invece l’unica via per sfuggire a condizioni di vita drammatiche, rischiando il più delle volte la vita, ci ha spinti a partecipare ai mondiali insieme a chi, fino a questo momento, aveva considerato il mare un pericolo e gli uomini che guidano i barconi persone senza scrupoli”.

 

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