Siracusa. Omicidio La Porta: i 4 sospettati erano pronti ad uccidere ancora

 Siracusa. Omicidio La Porta: i 4 sospettati erano pronti ad uccidere ancora

Avevano costituito un sodalizio criminale pronto a tutto per mantenere la leadership conquistata sul territorio. Compreso eliminare chi ostacolava il loro “lavoro”. Come Nicola La Porta, il 45enne ucciso ad inizio marzo. A pianificare e realizzare quel delitto sarebbero stati proprio loro. Due giorni fa il fermo dei quattro sospettati: Osvaldo Lopes (Siracusa, 38), Salvatore Mollica (41), Giuseppe Genesio (Avola, 25) e Leonardo Maggiore (Siracusa, 19). Concorso in omicidio l’accusa a loro carico. La Porta ha pagato con la vita un azzardo: lui che di quel gruppo criminale era organico, stava cercando un nuovo canale per l’approvvigionamento di sostanze stupefacenti da spacciare. Ma con quella  intraprendente azione avrebbe creato un danno economico all’organizzazione. Uno sgarro da punire in modo esemplare. Da qui l’idea di concordare ed eseguire l’omicidio. La vittima è stata raggiunta da sei colpi di pistola calibro 38 al torace ed alla testa. Subito dopo il delitto, il corpo è stato abbandonato in aperta campagna, poco fuori Floridia, dove è stato ritrovato molte ore dopo.
Ma i dettagli emersi dall’operazione Efesto, come il dio greco, parlano di un gruppo di fuoco pronto a tornare a far parlare le armi.Gli investigatori sono certi che Lopes e compagni erano pronti a tornare a uccidere. Almeno due i bersagli: un pregiudicato vicino a Nicola La Porta e un piccolo criminale “moroso” nelle forniture di stupefacente. Il primo delitto non è stato portato a compimento per circostanze fortuite. Ma il materiale raccolto ha indotto i Carabinieri del Nucleo Radiomobile a fare in fretta per bloccare i quattro criminali ritenuti pericolosi.
I  sospettati avrebbero, in sostanza, creato un vero e proprio sodalizio con un suo vertice ed una rigida distribuzione di ruoli e mansioni che operava soprattutto nel traffico degli stupefacenti. Un gruppo in cui spiccherebbe la personalità decisa e violenta di Osvaldo Lopes, ritenuto il capo capace di esercitare – secondo gli inquirenti – un dominio indiscusso nei confronti dei suoi sodali e terrorizzare i concorrenti. “Qualità” che gli avevano permesso di assumere il controllo dello spaccio a Floridia e nell’hinterland. Un controllo che nessuno doveva intralciare, pena la morte.

 

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