Straripa l’Anapo, i precedenti: le alluvioni del 1951 e 2003. Il “termometro” Diddino

 Straripa l’Anapo, i precedenti: le alluvioni del 1951 e 2003. Il “termometro” Diddino

Per la terza volta nel giro di un secolo, l’Anapo ha “tagliato” in due Siracusa tracimando e interrompendo i collegamenti. Era successo in precedenza nel 1951 e nel 2003. Allora come ieri, abitazioni isolate, famiglie soccorse sui tetti delle abitazioni con i gommoni della Protezione Civile o l’elicottero dei Vigili del Fuoco. E tutta una serie di perplessità che hanno portato a domandarsi se quanto è accaduto poteva essere evitato.
Enzo Vinciullo nel 2004 era assessore alla Protezione Civile e dovette affrontare l’ultima, vasta esondazione dell’Anapo, prima di quest’ultima. “Comprendemmo subito la gravità della situazione grazie alla esperienza ed alla conoscenza del territorio. Contrada Diddino, in territorio di Solarino, da la misura della forza e della portata del fiume. Se l’acqua inizia a fuoriuscire dalle bocche di lupo realizzate alla base del ponte, è chiaro che nel giro di due ore Siracusa si ritroverà invasa. Questo succede quando la sezione idraulica non è più da sola sufficiente e quindi la quantità di acqua è così elevata che nel giro di poco tempo la piena raggiungerà Siracusa. Ed era inserito questo dato anche nei piani di Protezione Civile del Comune di Siracusa”, racconta Enzo Vinciullo. Insomma, l’accusa – neanche troppo velata – è che la situazione sia stata sottovalutata, lasciando famiglie così esposte al rischio esondazione quando invece c’era il tempo utile per disporre le evacuazioni.
“Ho l’impressione che nessuno si sia realmente reso conto di cosa è accaduto ieri. Mentre era tornato il sole, noi eravamo in prima linea a fronteggiare l’emergenza in arrivo e di cui nessuno sembrava avere contezza”, replica l’assessore Sergio Imbrò, fino a notte fonda in prima linea. Il riferimento è all’onda di piena arrivata ore dopo la pioggia del mattino. “Forse non si ha idea di cosa è sceso dal fiume. In via Elorina abbiano ritrovato e recuperato arnie trascinate da Sortino, alberi sradicati a Canicattini, Palazzolo. Possiamo pulire quanto vogliamo argini e canaloni, ma se dalla zona montana scende l’inferno, come lo sistemiamo? Tutta la Sicilia è stata flagellata, il problema non è mica solo Siracusa. Si deve prende cognizione del momento: è una fase in cui il clima sta cambiando e il nostro territorio siciliano si mostra fragile”, analizza il responsabile della Protezione Civile comunale.

“Siamo stati tempestivi negli interventi? Si, assolutamente si. Abbiamo liberato in tempi record via Elorina, nella notte. E Pantanelli, Capocorso lavorando fino alle 4 del mattino, la zona isolata di Pane e Biscotti. Si deve dare anche conto delle cose che abbiamo saputo fare, perchè siamo stati fino a notte a lavorare. Facile dare giudizi il giorno dopo, quando si è rimasti seduti sul divano. Abbiamo chiesto e ottenuto escavatori e pale meccaniche, squadre di Protezione Civile a supporto arrivate da Catania e Scicli. Un lavoro immane. Potevamo disporre prima le evacuazioni? Non c’erano elementi certi: e se avessimo solo generato del panico? Come avremmo affrontato quella situazione?”, le parole di Imbrò.
“E’ vero che il ponte Diddino offre subito la misura di cosa sta per accadere, ma non credo che vi fosse tempo ieri per prevenire l’onda di piena su Siracusa. Quando sono passato da lì, attorno alle 13, mi sono spaventato”, racconta il sindaco di Solarino, Seby Scorpo. “Siamo sotto la diga inferiore della centrale Enel e dove passa il ponte si vede quando inizia a straripare. E ieri il fiume era fuori controllo, l’acqua usciva con furia. I giardini circostanti sono finiti allagati e da lì a poco ha tracimato a Siracusa. Non si poteva prevenire. Credo sia davvero caduta una quantità d’acqua spaventosa. Il vero tema è che se non si fanno pulizie di argini e canaloni, e quando scende la piena è ormai tardi…”.
Sul tema della pulizia di argini e canali, da capire la posizione di Autorità di Bacino e Consorzio di Bonifica a cui spetterebbero le operazioni ordinarie. Ma nella confusione delle competenze, tutto rimane sospeso.

 

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