Truffa ad azienda campana. L'hacker è un siracusano

 Truffa ad azienda campana. L'hacker è un siracusano

Un hacker siracusano e sedici tra amici e parenti del “pirata” informatico sono finiti nella rete della Polizia Postale di Salerno. Le indagini hanno preso le mosse dalla denuncia del titolare di una importante azienda del settore conserviero con sede a Cava. All’uomo ignoti avevano sottratto dai conti della società 130 mila euro.
Attraverso complicate indagini tecniche, gli esperti della sezione di Salerno sono risaliti ad un tecnico informatico di Siracusa. Dai computer della società presso cui lavora avrebbe effettuato verifiche del saldo contabile dei correnti della società campana, in atttesa del momento propizio per prelevare le somme di denaro.
Il sistema scoperto dagli agenti era ricercato. L’hacker aveva inoculato un virus nei computer della società, capace di emulare la connessione bancaria catturando la password; in tal modo si riuscivano a bypassare le protezioni predisposte per le connessioni riservate. Dall’analisi dei log, gli indirizzi IP dispositivi delle transazioni risultavano essere appartenenti alla rete T.O.R., ovvero un noto sistema di anonimizzazione delle connessioni che rende quasi impossibile rintracciare l’utente.
Le ulteriori indagini  hanno permesso di identificare altri 16 siracusani risultati, in alcuni casi, in rapporti personali di conoscenza e parentela con il presunto hacker. Per la polizia di Salerno avrebbero costituito  una vera e propria organizzazione finalizzata all’utilizzo illecito degli strumenti di pagamento elettronico attraverso l’utilizzo di malware e virus. Proficua la collaborazione con il compartimento di Polizia Postale di Catania che ha consentito di eseguire gli approfondimenti investigativi necessari.
Diciassette perquisizioni domiciliari sono state eseguite  nel siracusano. Rinvenuti e sequestrati numerosi computer e sistemi informatici sofisticati, carte di credito prepagate, ingente materiale cartaceo di vari istituti bancari nonchè numerosi oggetto e beni di consumo (come cellulari, lavatrici, frigoriferi ecc) acquistati con i proventi dell’attività illecita.

 

 

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