Un fedele servitore dello Stato decisivo nell’indagine sui poliziotti complici dello spaccio

 Un fedele servitore dello Stato decisivo nell’indagine sui poliziotti complici dello spaccio

In questa triste storia in cui alcuni esponenti delle forze dell’ordine finiscono arrestati perchè accusati di aver agito in combutta con i referenti dello spaccio siracusano, c’è una figura che merita una menzione a parte. Ed è quella di un brigadiere dei Carabinieri, in servizio presso la Compagnia di Siracusa. Un servitore dello Stato fedele, ligio al suo dovere di stare sempre dalla parte giusta.
Magari non è una storia di particolare eroismo, ma è prezioso – al di là di ogni retorica – poter riscontrare nelle carte dell’indagine che c’è anche chi ha saputo tenere il timone sempre dritto, contribuendo forse in maniera decisiva allo sviluppo dell’intera indagine della Dda di Catania e della Procura di Siracusa.
L’attività investigativa, infatti, si è avvalsa anche delle dichiarazioni di Cesco Capodieci, l’ex re del Bronx a capo dello spaccio a Siracusa. Divenuto collaboratore di giustizia, poco dopo l’arresto, ha contribuito con le sue dichiarazioni a fare luce sui rapporti illeciti intrattenuti nel corso degli anni con alcuni appartenenti alle forze dell’ordine.
Ma il “pentimento” di Capodieci non è stato privo di ostacoli e – secondo le indagini – soprattutto di tentativi di dissuasione, alcuni operati verosimilmente dagli stessi poliziotti arrestati. Bene, solo il lavoro costante e sottotraccia del brigadiere in questione ha fatto sì che, alla fine, l’ex re del Bronx perfezionasse la sua collaborazione con i magistrati.
Un attento impegno di relazione e fiducia, in linea con il dovere di mettere i “buoni” nelle condizioni di contrastare e fermare i “cattivi”. Ed in un quadro di indagine dove spesso si confondono i ruoli, è giusto evidenziare la figura di chi fa “correttamente” il suo, con senso del dovere e fedeltà.
Secondo quanto si legge nelle carte dell’inchiesta, due dei poliziotti arrestati nei giorni scorsi avrebbero sollecitato i familiari di Capodieci affinchè scongiurassero il rischio che venisse convinto a collaborare con la giustizia. Non solo, avrebbero anche cercato di limitare “l’influenza” del brigadiere che stava invece operando per portare a buon fine l’intesa legale. Il Carabiniere non desiste e, alla fine, segna il punto. Il 21 gennaio del 2021, Cesco Capodieci manifesta formalmente la volontà di collaborare con la giustizia.
E una volta saputo di questo accordo, i familiari dell’uomo – in una intercettazione – vengono ascoltati mentre si dicono certi che le sue dichiarazioni avrebbero riguardato “guardie corrotte” che “avevano mangiato assai”. Ed in effetti, in uno dei primi verbali finiscono le prime accuse: “Posso riferire di appartenenti alle forze dell’ordine che sottraevano droga sequestrata e addirittura corpi di reato e si rendevano complici dello spaccio…”.
Ed è così che – anche grazie al fedele brigadiere dei Carabinieri di Siracusa – inizia l’indagine shock con quattro arresti e dieci indagati.

 

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