Una via per Ramelli a Siracusa, sponda dell’assessore Granata e l’idea di due intitolazioni

La proposta di intitolare una via a Sergio Ramelli – presentata anche a Siracusa da FdI – trova una sorta di sponda nell’amministrazione comunale. L’assessore alla cultura, Fabio Granata, non è contrario. “Sergio non era un violento squadrista ma un ragazzino di neanche 18 anni dolce e inerme, massacrato vigliaccamente solo a causa delle sue idee e senza alcuna pietà, da 8 animali all’epoca di oltre 30 anni”.
La proposta di intitolargli una via, per molti, è divisiva ed estremamente politicizzata in un momento in cui il ricordo del giovane viene spesso utilizzato per manifestazioni neofasciste. “Sergio Ramelli non appartiene, e forse purtroppo non apparterrà mai, a una memoria condivisa, così come i tanti ragazzi di sinistra assassinati negli anni di piombo. Ma allora, anziché respingere la proposta perché non affiancarle una indicazione che ricordi uno di questi ragazzi? Magari non per la stessa strada… per una strada parallela e vicina ma che vada nella stessa direzione: quella di una memoria condivisa, oggi forse ancora impossibile ma che possa indicare il sogno e la prospettiva di una nuova Italia”. Due strade, due modi di vedere la storia, parallele e verso la stessa direzione. Questa l’idea di Fabio Granata.
“La nostra iniziativa non ha uno spirito divisivo, né tantomeno provocatorio: nasce, al contrario, dalla ferma volontà di promuovere una memoria condivisa che abbia come fondamento la condanna della violenza politica e il rispetto della libertà di pensiero, valori che dovrebbero essere patrimonio comune, al di là delle appartenenze ideologiche”, rivendica il coordinatore cittadino di FdI, Paolo Romano.
“A distanza di cinquant’anni, è giunto il momento che anche la nostra comunità riconosca e onori la figura di Sergio Ramelli come simbolo della giovane vita spezzata dall’odio ideologico, affinché simili tragedie non si ripetano. Non si tratta di riscrivere la storia, ma di leggerla con onestà, maturità e spirito democratico”, aggiunge. “Purtroppo, ancora oggi si assiste a retaggi ideologici che impediscono di condannare senza ambiguità ciò che accadde. Di fronte alla morte, alla brutalità e alla negazione della libertà, non devono esserci più tentennamenti né giustificazioni. Intitolare una via a Sergio Ramelli significa restituire alla nostra città un atto di giustizia morale e civile, e fare un passo verso quella memoria riconciliata che serve a costruire una società più libera, consapevole e democratica”, conclude Romano.
Dall’opinione pubblica e dalla società civile siracusana si leva però una richiesta nuova: se si deve mettere mano alla toponomastica cittadina, lo si faccia prestando attenzione ai personaggi siracusani che hanno segnato politica, cultura e sport nel corso dell’ultimo cinquantennio.