Mafia e armi, il gip convalida il fermo dei quattro della Borgata. Restano in carcere

 Mafia e armi, il gip convalida il fermo dei quattro della Borgata. Restano in carcere

Il Gip del Tribunale di Siracusa ha convalidato il fermo di Giuseppe Guarino, Corrado Piazzese, Luigi Scollo e Steven Curcio. Confermata anche la custodia cautelare in carcere, “per la sussistenza del rischio di fuga e della reiterazione di gravi reati, con l’uso di armi”, scrive il giudice. Il 5 marzo scorso il blitz della Polizia. Sono accusati di associazione mafiosa e porto illegale di armi.
Secondo quanto emerso dalle indagini, il reggente del gruppo sarebbe stato il 41enne Guarino, su incarico diretto di Alessio Attanasio. A Corrado Piazzese sarebbe toccata la gestione del traffico di droga; Luigi Scollo si sarebbe invece occupato dei proventi della bisca clandestina, mentre Steven Curcio avrebbe supportato il gruppo nelle varie azioni illecite.
Ci sono anche le dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, Luca Costanzo e Claudio Barone, tra gli elementi che hanno permesso agli investigatori di disegnare la mappa del gruppo Borgata che si riorganizzava, dopo le recenti operazioni che avevano duramente colpito il sodalizio. Dichiarazioni utili anche per disvelare alcuni degli interessi del clan, come il gioco d’azzardo. La bisca principale sarebbe stata alla Mazzarrona, nei pressi di via Cassia, “attiva” già a novembre dello scorso anno e per tutto il periodo dicembre-gennaio. Secondo quanto rivelato dai collaboratori di giustizia, la ripartizione degli utili era stabilita sulla base di precisi accordi, rispettosi anche di equilibri criminali di zona.
Dalle quasi 200 pagine dell’inchiesta, emergono anche diversi elementi “particolari”: i telefonini comprati in carcere per mantenere i contatti; tatuaggi da cancellare come atto di sottomissione per essere accettati nell’organizzazione e persino un piano di espansione a Floridia, con accordi in loco per gestire il traffico della droga nella cittadina del siracusano. E poi racconti di bagni con una nota bibita gasata al posto di acqua e sapone, per cercare di eliminare eventuali tracce di polvere da sparo. Si, perchè il sodalizio criminale aveva disponibilità di molte armi e almeno 6 pistole sono state sequestrate dalla Polizia. Non si sarebbero fatti molti scrupoli nell’usarle, come rivelano spezzoni di intercettazioni shock (clicca qui) e come nel caso dell’intimidazione di fine gennaio, con diversi colpi esplosi all’indirizzo di una finestra di un’abitazione di via San Metodio, nei pressi della centrale piazza San Giovanni.
Nel corso delle indagini, emerse condotte tipiche dell’associazione di stampo mafioso come l’assistenza familiare ai detenuti, il pagamento degli stipendi agli associati, la mutua assistenza con altre organizzazioni criminali, l’attivismo anche in carcere e persino la cooptazione di alcuni appartenenti a clan di schieramenti opposti nel gruppo della Borgata.

 

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