“Ortigia più cara degli altri quartieri,alimenti fino al +50%”: i residenti chiedono tutele

 “Ortigia più cara degli altri quartieri,alimenti fino al +50%”: i residenti chiedono tutele

Prezzi più alti fino al 50 per cento per alcuni beni alimentari in Ortigia rispetto al resto della città.
Il comitato Ortigia Cittadinanza Resistente ha effettuato una rilevazione nel periodo che va dall’1 al 9 agosto, riscontrando differenze notevoli del costo di alcuni prodotti tra gli esercizi del centro storico e quelli di altri quartieri delal città. Il portavoce Davide Biondini rende noti i risultati della mini-indagine, che- puntualizza- “non ha finalità statistiche ma quella di restituire uno spaccato dell’esperienza reale, di vita ordinaria, quotidiana. Ai partecipanti è stato chiesto di indicare i prezzi pagati, nei propri punti di acquisto abituali, negli esercizi normalmente frequentati, sia in Ortigia sia in altre zone della città, per un paniere di prodotti, senza ricercare né il prezzo minimo né quello massimo”.
“Dall’analisi-spiega il rappresentante dei residenti di Ortigia- emergono differenze significative tra Ortigia e il resto della città”. Fa poi alcuni esempi:
•⁠ ⁠Latte UHT 1 L: +17,2% in Ortigia (€ 1,70 vs € 1,45)
•⁠ ⁠Pane 1 kg: prezzo uguale (€ 4,00)
•⁠ ⁠Acqua naturale 1,5 L: +50,0% in Ortigia (€ 0,75 vs € 0,50)
•⁠ ⁠Pasta secca 500 g: +34,2% in Ortigia (€ 2,00 vs € 1,49)
•⁠ ⁠Caffè espresso al banco: prezzo uguale (€ 1,20)
•⁠ ⁠Pizza margherita (pizzeria standard): +33,3% in Ortigia (€ 8,00 vs € 6,00)
•⁠ ⁠Pasta alla norma (trattoria media): +42,9% in Ortigia (€ 10,00 vs € 7,00)
•⁠ ⁠Aperitivo con spritz: +33,3% in Ortigia (€ 8,00 vs € 6,00)
“Il divario più marcato -racconta – riguarda l’acqua da 1,5 L (+50%), seguita da pasta alla norma (+42,9%) e pasta secca (+34,2%). Pane e caffè sono le uniche voci con prezzo medio identico tra Ortigia e il resto di Siracusa. La rilevazione mostra che, per l’acquisto dei beni oggetto dell’analisi, chi vive in Ortigia sopporta un costo medio più elevato rispetto agli altri quartieri”.
La ragione di simili differenze, secondo il comitato, potrebbe essere legata al fatto che un’area come Ortigia conta parecchie attività turistiche di fascia alta e semi alta, che fa salire il livello medio dei listini, soprattutto nei locali di somministrazione e distribuzione. Ci sarebbe, poi l’aspetto legato alla vocazione turistica dell’isola. “Una parte dell’offerta-motiva Biondini- calibra i prezzi più sul cliente occasionale che sul residente, con il risultato che lo stesso bene costa di più laddove l’afflusso di visitatori è maggiore.
C’è poi un tema di stabilità e trasparenza dei prezzi: fuori dal paniere rilevato, svariati aderenti al comitato hanno segnalato esempi di comportamenti “irrazionali” su esperienze dirette con locali food. Per esempio sono state rilevate anche variazioni improvvise del prezzo, nello stesso esercizio, a distanza di un giorno: un piatto di cozze proposto a 10 euro e poi venduto a 15 euro l’indomani, segno di politiche di prezzo non sempre coerenti. Un cornetto semplice venduto a 3 euro e poi ridotto alla metà quando l’avventore si è lamentato, segno di una politica commerciale che si commenta da sola. Questi fattori, presi insieme, spiegano perché in Ortigia si registrino scostamenti più ampi rispetto al resto della città e svariati comportamenti “irrazionali””.
Per il Comitato Ortigia Cittadinanza Resistente si pone un tema “molto serio di affidabilità dei prezzi. La coesistenza, nello stesso tessuto urbano, di logiche “turistiche” e residenziali, unita a oscillazioni immotivate dei prezzi, in svariati casi, genera nel consumatore incertezza e sfiducia, penalizzando la qualità della vita e l’immagine della città-conclude Biondini- Come Comitato chiediamo un confronto stabile e costruttivo con le associazioni di categoria, per definire insieme criteri e pratiche di prezzo equi nelle aree a maggiore pressione turistica, al fine di tutelare sia i residenti sia i turisti sia gli operatori affidabili”.

 

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