Amore criminale, la psicologa: “Relazioni tossiche e possesso, serve educazione sentimentale”

 Amore criminale, la psicologa: “Relazioni tossiche e possesso, serve educazione sentimentale”

E’ successo un’altra volta. Ancora un uomo che aggredisce una donna, quella che diceva di amare. Sotto shock la comunità di Canicattini Bagni, con il pensiero che corre alle tragedie di Laura Petrolito (17 marzo del 2018) e Maria Ton (16 giugno 2014). E sullo sfondo, quella fastidiosa sensazione che forse si poteva evitare l’ultimo feroce atto. C’erano i segnali e, si apprende, anche una denuncia per minacce.
E quella domanda che agita i pensieri: perchè? “I segnali di escalation vengono spesso sottovalutati”, risponde la psicologa Marta Mancuso. “Al netto degli aspetti giuridici, si tratta di un qualcosa vissuto come un vero e proprio affronto personale. Da quanto osserviamo noi – spiega la professionista che opera nel recupero di uomini autori di violenza – le persone che rispondono con condotte aggressive al termine della relazione, manifestano una totale incapacità di vedere la donna come una persona libera e sul proprio stesso piano. E questo è aggravato drammaticamente nei casi in cui ci sia la presenza, non importa se reale o immaginaria, di un altro uomo”.
L’autostima vacilla, in storie personali di uomini con un presente ed un passato di abbandoni. “L’esercizio del potere, attraverso una relazione violenta e controllante, aiuta a mantenere in piedi un’immagine identitaria molto precaria, poco resiliente, pronta a crollare facilmente. Dall’esperienza sul campo – aggiunge la dottoressa Mancuso – il pensiero di massima che un uomo autore di violenza formula quando una donna decide di interrompere la relazione è ‘sicuramente c’è un altro’, verbalizzato e vissuto con un’angoscia malcelata che parla della necessità atavica di affermazione ‘territoriale’ del maschio, che in una logica antica ancora operativa domina”.
Alla donna non vengono riconosciuti gli stessi diritti che invece l’uomo riconosce a se stesso, sottacendo invece “la paura costante di essere tradito, abbandonato, ingannato e un attaccamento tanto rigido da diventare mortifero”.
Ancora nel 2025, la legittimazione delle donne come esseri umani sullo stesso piano degli uomini “viene vissuta come una minaccia che fa persino storcere il naso, anche a molti trentenni. Pensate a quanti ragazzi sono pronti a giurare oggi che ‘non ci sono più le femmine di una volta’, che ‘una volta era meglio’ e che ‘il mondo è perso ormai’. La cosa allarmante – analizza Marta Mancuso – è che queste dinamiche dilagano tra i giovanissimi e parliamo anche di molti minori”.
E’ venuta meno l’educazione emotiva. “Come professionista, credo debba essere urgentemente introdotta a scuola, a partire dall’età dell’infanzia. Perché dove c’è ascolto non c’è violenza. E l’ascolto, prima che dell’altro, dobbiamo imparare ad averlo di noi stessi”.

 

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