Coronavirus in ospedale, è bufera sull'Asp. La Cisl: "troppa superficialità"

 Coronavirus in ospedale, è bufera sull'Asp. La Cisl: "troppa superficialità"

Dopo i casi di sanitari positivi al coronavirus nei reparti di cardiologia e poi al pronto soccorso, è bufera sull’Asp di Siracusa.
“Immediata sospensione della disposizione di servizio inviata giovedì scorso, 26 marzo, dal direttore medico dei presidi ospedalieri Umberto I e Rizza e che autorizza il ricovero delle persone in attesa dell’esito del tampone in OBI o in MCAU: ovvero al pronto soccorso”. È la richiesta della Cisl, con il segretario generale Vera Carasi e il segretario generale del settore medici, Vincenzo Romano, che si rivolgono ai vertici dell’Asp provinciale.
“La nostra vicinanza al primario del pronto soccorso e al personale coinvolto da ieri non può bastare. Troppe incongruenze nella gestione dell’emergenza. Se il piano aziendale redatto e in via di graduale attuazione aveva disposto che i pazienti non critici fossero, comunque, seguiti, in reparto dedicato, da personale dell’Unità di Malattie infettive, non comprendiamo una disposizione che ha messo a rischio il pronto soccorso.
I pazienti che vengono definiti come ‘caso suggestivo’, eseguito il tampone orofaringeo e in attesa dell’esito, dovranno essere ricoverati al pronto soccorso e dotati di mascherina, guanti in lattice, distanziati dagli altri pazienti di almeno due metri e ‘ove possibile’ divisi da un paravento.
Qui siamo di fronte ad un evidente atto di superficialità – sottolineano Carasi e Romano – Un provvedimento adottato in maniera inspiegabile e che non tutela il personale sanitario e gli stessi cittadini. Chiediamo che si rispetti quanto previsto nel piano aziendale. Si utilizzino gli spazi di isolamento preparati anche per i casi non critici. Si attivi, da subito, l’ultimo piano dell’ala vecchia dell’Umberto I e altri reparti attualmente non operativi, per isolare il personale costretto alla quarantena ed evitare così che gli stessi possano essere ulteriore catena di contagio in famiglia. Ci chiediamo – concludono Vera Carasi e Vincenzo Romano riferendosi all’ordine di servizio che, da qualche giorno, sta portando al pronto soccorso e ai centri Covid della provincia medici da altri reparti – se già adesso si assume una strategia estrema, ovvero si attinge alle riserve mediche provenienti da discipline chirurgiche (otorini, oculisti, urologi) con competenze sicuramente non adeguate al compito, cosa avverrà se la situazione dovesse evolvere in peggio. Siamo ancora in tempo per programmare ed arruolare personale qualificato. Ci si muova subito”.
Anche la Cgil muove all’attacco dell’Asp. “Avevamo lanciato l’allarme e purtroppo si è verificato quanto temevamo: personale del pronto soccorso contagiato”. È furioso il segretario, Roberto Alosi, dopo la notizia di 3 medici contagiati e 5 infermieri che hanno appena fatto il tampone per via dei sintomi che riportavano. “L’Asp avrebbe dovuto provvedere alla continua sanificazione dei locali, tanto più che non c’è separazione fra i pazienti per sospetto contagio e quelli per altra causa; sanificazione che invece non viene fatta o perlomeno non nel modo corretto. E quando l’Azienda afferma di eseguire tutto il protocollo previsto per il Covid 19, mente sapendo di mentire. Così come mente quando afferma che i tamponi sono stati effettuati su tutto il personale dell’ospedale: fino ad oggi non sono stati eseguiti nemmeno su tutto il personale del pronto soccorso, che non è dotato nemmeno delle adeguate protezioni. Se fosse stato possibile, avremmo presidiato il pronto soccorso, ma in questo momento storico le rivendicazioni sindacali a tutela dei diritti non possono essere che verbali. E dunque rinnoviamo la richiesta di intervento immediato della magistratura, prima che questa situazione già allarmante non diventi tragica non solo per tutto il personale sanitario ma per tutta la cittadinanza”.

 

Potrebbe interessarti