Decreto Sicurezza, anche Anci Sicilia contraria: Amenta, “ma non violiamo la legge”

 Decreto Sicurezza, anche Anci Sicilia contraria: Amenta, “ma non violiamo la legge”

Anche Anci Sicilia mostra aperta contrarietà al decreto sicurezza del ministro Salvini. Il vicepresidente regionale, il siracusano Paolo Amenta, punta il dito contro la solita abitudine di scaricare sui Comuni “tutte le responsabilità e le problematiche delle scelte politiche dei partiti, nel caso in specie quelli sul diritto dei migranti richiedenti asilo, con regolare permesso di soggiorno, di avere la residenza anagrafica e i servizi che ne conseguono. È una questione di civiltà oltre che morale ed umana”.
Amenta si schiera con i tanti sindaci, ad iniziare dal primo cittadino di Bari, Antonio Decaro, presidente nazionale di Anci, che in tutta Italia stanno alzando la voce contro il decreto. “Non vogliamo violare una legge dello Stato, consapevoli come siamo che le leggi vanno applicate, ma dobbiamo porre all’attenzione del Governo il fatto che questa decreto sicurezza si pone in contrasto con la Costituzione, i trattati comunitari ed internazionali ed una precedente norma del 1998, non abrogata, e richiamata in questi giorni di dibattito dal giurista Sabino Cassese (già giudice della Corte Costituzionale ed ex Ministro della Funzione Pubblica, ndr) che afferma che le iscrizioni anagrafiche dello straniero regolarmente soggiornante, sono regolate alle stesse condizioni dei cittadini italiani”, prosegue Amenta.
Secondo i sindaci “ribelli”, la norma viola i diritti umani riconosciuti dal nostro Paese attraverso i trattati internazionali sottoscritti. Inoltre, il decreto raddoppia da 2 a 4 anni i tempi di attesa per l’istruttoria della cittadinanza, trasformando i migranti in cittadini fantasma. “Parliamo di uomini, donne e bambini che meritano rispetto come più volte sottolineato da Papa Francesco e dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il governo vuole occuparsi di sicurezza – conclude il vicepresidente di Anci Sicilia – e allora inizi a confrontarsi con i territori, con i Comuni, per migliorarne le condizioni di stabilità e quelle delle risorse umane, ad iniziare dalla Polizia Municipale e dagli Uffici dei Servizi Sociali. Ecco che allora si porrà la questione sicurezza nei nostri territori, che certamente non sono minacciati dallo straniero in regola che richiede giustamente la residenza anagrafica, ma da altri fattori, come le organizzazioni criminali e mafiose, su cui mi pare questo governo dice poco e niente”.

 

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