I ruderi della Pillirina ed il restauro per farne abitazioni: Legambiente ricorre al Tar

 I ruderi della Pillirina ed il restauro per farne abitazioni: Legambiente ricorre al Tar

Si torna a parlare di Pillirina e del restauro dei fabbricati di Punta della Mola. Dopo l’autorizzazione paesaggistica concessa ad Elemata Maddalena dalla Soprintendenza, con il preciso vincolo di non trasformare quei ruderi in case vacanze, Legambiente ha deciso di presentare un ricorso al Tar di Catania. In 27 pagine, l’associazione ambientalista elenca tutti i motivi per cui quella autorizzazione sarebbe da ritirare.
“Trasformare in abitazioni dei ruderi costruiti per scopi militari più di 80 anni fa, praticamente sulla battigia, è una follia anacronistica”, ruggiscono da Legambiente. La richiesta di impugnativa è stata presentata ai giudici amministrativi lo scorso 26 luglio.
“Dalla relazione tecnica illustrativa allegata al progettista, si ricava che obiettivo della ditta proprietaria è ripristinare ‘per alcuni di questi fabbricati l’uso abitativo esercitato sino agli anni ’60, interrotto dalla mancanza di manutenzione e di adeguamento alle norme igienico sanitarie vigenti’. Peccato – spiegano ancora gli avvocati Paolo Tuttoilmondo e Marilena del Vecchio – che quei fabbricati erano opere militari e non abitazioni”.
A Punta della Mola, quindi, non sarebbe mai esistito alcun “caseggiato”, né alcun “complesso abitativo esistente” e l’unica “enclave di discariche varie” è costituita proprio e solo dai ruderi diruti e pericolanti acquistati dalla società che sarebbe pertanto responsabile da almeno 12 anni dello stato di abbandono. Questa la posizione sostenuta da Legambiente che ricostruisce la storia di quelle costruzioni, “opere militari costruite in tempo di guerra, destinate alla difesa nazionale e per questo realizzate praticamente sul mare in deroga alle norme già allora vigenti. Furono abbandonate il 10 luglio del ’43 e non sono mai state abitate”.
I legali dell’associazione ambientalista non nascondono la loro sorpresa nel notare come – durante l’istruttoria – la Soprintendenza di Siracusa non avrebbe svolto alcun accertamento sull’uso pregresso dei fabbricati, “accontentandosi della dichiarazione della società, implicitamente assentendo una destinazione d’uso abitativo residenziale che tali ruderi non hanno mai avuto. Per almeno due volte, in passato, la Sovrintendenza aveva dato parere negativo alla violazione di quelle aree, oggi, invece, autorizza, probabilmente per la dichiarazione della società di non voler destinare più tali fabbricati all’uso turistico-alberghiero o ricettivo bensì a quello abitativo”.

Per Legambiente, inoltre, la Soprintendenza avrebbe “omesso ogni valutazione in ordine alla compatibilità tra le opere per le quali la società proprietaria ha chiesto l’autorizzazione paesaggistica e le misure di conservazione e tutela previste dal richiamato Piano di Gestione del SIC”. Sparito, lamentano ancora gli ambientalisti, ogni riferimento alla istituenda riserva naturale terrestre nell’ara della Pillirina. Da qui la ferma richiesta di Legambiente Sicilia: “la Regione proceda subito con la redazione del regolamento di riserva e all’emissione del decreto di istituzione. Il sindaco di Siracusa chieda con forza la definitiva istituzione della riserva. Solo così si potrà dare una prospettiva di tutela, fruizione e sviluppo realmente sostenibile a un’area di impareggiabile bellezza”.
C’è un problema legato alle tempistiche: il ricorso al Tar arriverebbe oltre i tempi previsti. Ma per i legali di Legambiente Sicilia il conteggio invece scattare dal 27 maggio 2021, data in cui hanno avuto accesso agli atti. E questo permetterebbe alla presentazione del ricorso (26 luglio, ndr) il rispetto dei 60 giorni previsti.

 

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