Il Tar del Lazio annulla la nomina di Titti Bufarderci al Cga di Palermo. "Ricorrerò al Consiglio di Stato"

 Il Tar del Lazio annulla la nomina di Titti Bufarderci al Cga di Palermo. "Ricorrerò al Consiglio di Stato"

Il Tar del Lazio mette fuori dal Cga di Palermo Elisa Nuara e il siracusano Titti Bufardeci. I due erano stati nominati da Crocetta come componenti “laici” della sezione consultiva del Consiglio di Giustizia Amministrativa. I giudici laziali hanno accolto il ricorso presentato da Salvatore Zappalà, escluso dall’organismo palermitano per una presunta mancanza di requisiti.
Il Tar “smonta” le motivazioni alla base della revoca della nomina di Zappalà e mette sotto esame la valutazione compiuta per Bufardeci e Nuara. “Sono stati giudicati idonei alla nomina – scrivono i giudici amministrativi – (…) per avere gli stessi svolto ‘un’ampia attività giuridico-amministrativa – sia in elevate sedi istituzionali, sia in occasione di eventi giuridico-culturali (attività convegnistica)’, desumendo il possesso dei requisiti attraverso il riferimento alla circostanza che il Bufardeci ha ‘ricoperto la carica di Vicepresidente della Regione Sicilia e di Sindaco di Siracusa’, mentre la Nuara, ‘oltre che esponente politico, ha svolto il ruolo di Vicesindaco di Gela’. Senza entrare nel merito di dette valutazioni (…) non può tuttavia il Collegio – prosegue la sentenza – non osservare come gli elementi sulla cui base è stato positivamente riscontrato il possesso dei prescritti requisiti in capo a tali soggetti non sembrano testimoniare lo svolgimento di attività scientifica o di esperienze professionali in ambito universitario, che sono state invece richieste in capo al ricorrente, non essendo rinvenibile alcuna sicura corrispondenza od equipollenza tra tali attività ed esperienza e lo svolgimento di cariche politiche”.
Insomma, per Bufardeci e Nuara sono state considerate “attività scientificamente rilevanti” gli incarichi politici di sindaco di Siracusa e di vicesindaco di Gela. L’ex esponente di Grande Sud annuncia ricorso al Consiglio di Stato.

 

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