Lauretta e Paolo, il sogno di una vita felice finisce di sabato sera dentro un pozzo. Rabbia e pietre

 Lauretta e Paolo, il sogno di una vita felice finisce di sabato sera dentro un pozzo. Rabbia e pietre

Paolo ha 26 anni. Dicono amasse Laura. Avevano avuto un figlio insieme. Paolo ha ucciso Laura. C’è rabbia a Canicattini. Nessun sospetto prima d’ora, nessun segnale. “Litigavano, come fanno i ragazzi. Ma violenza mai”, raccontano in piazza. Paolo aveva anche trovato un lavoro più stabile, un posto da muratore. I ragazzi volevano affittare una casa e andare a vivere insieme. E sorrideva Laura nel raccontarlo. Era venerdì. Sabato la morte.
Lauretta, così la chiamavano tutti, era uscita alle 19. Il bimbo lasciato al nonno e via per una passeggiata con il suo Paolo.
Poi il buio. Telefoni spenti. Il suo e quello del compagno. Genitori allarmati. Entrambi i genitori dei ragazzi che alle 22 di sabato sera raggiungono insieme la caserma dei Carabinieri. Iniziano così le ricerche che si protraggono fino alle 5 di domenica mattina. Senza nessun esito.
Ma quando alle 7 il papà di Paolo si è recato in campagna, ha visto il figlio in una stradina di contrada Tradituso. Lo ha raccontato ai militari. E lì sono riprese le ricerche, passo dopo passo sempre più vicini a quel pozzo dove Laura era stata gettata, senza vita. Come una “cosa” usata.
Paolo ha aspettato la tarda sera per confessare quanto molti avevano già intuito. Silenzio, non una parola per rispondere alle domande degli investigatori. Fino a quando, messo alle strette, ha confessato. “Sono stato io, ho ucciso Laura”. Ha usato un coltello, rinvenuto poco distante dal luogo del delitto insieme alla maglietta sporca di sangue che Paolo indossava. Tutto come aveva raccontato.
Rabbia a Canicattini. C’era chi aveva preparato pietre per “accogliere” il reo confesso. Sono dovuti intervenire i carabinieri per riportare la calma.

 

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