Mariano, il siracusano che regala il sorriso ai bambini meno fortunati del mondo

 Mariano, il siracusano che regala il sorriso ai bambini meno fortunati del mondo

Mariano La Rocca è siracusano, ha 41 anni ed un bel diploma ottenuto al Corbino di Siracusa. Della sua vita, però, ha fatto altro. L’ha trasformata in una occasione di gioia per gli altri, specie se meno fortunati. Dopo una parentesi da imprenditore, ha risposto alla chiamata della gioia, messaggio universale e da condividere.
Oggi è un apprezzato clownterapista ed insieme a gruppi ed associazioni ha portato un sorriso in quei luoghi dove difficilmente si riesce a ridere. Ospedali, certo. Ma anche lontani villaggi africani, in Tanzania. “Ho voglia di aiutare gli altri e quello che so fare è far sorridere”, racconta con semplicità Mariano, di rientro dall’ultima delle sue esperienze in giro per il mondo.
Ha trascorso tre settimane in un piccolo villaggio della Tanzania, Mapogoro nella regione Iringa, per conto dell’associazione Terra e Popoli onlus di Ragusa e di Sauti Asilia. “C’è una piccola scuola, ospita 35 bambini di una povertà estrema. Niente luce, niente acqua corrente. Ho deciso di partire”, confida quasi imbarazzato da tanto interesse per la sua attività.

E per giorni ha portato il suo messaggio di colorata gioia a bimbi dai 3 ai 6 anni, ammaliati dalle bolle di sapone, conquistati dai palloncini che prendono forme diverse e dai giochi semplici, lontani anni luce da ogni forma di tecnologia.
“E’ stato bello vedere grandi sorrisi tutto attorno, con piccole cose che consideriamo tutti così normali e quasi noiose. Con le bolle di sapone si sono sbizzarriti, le inseguivano in ogni dove. Non ho mai avuto un attimo di stanchezza. Pensate che questi sono bambini che fanno chilometri a piedi per andare a scuola. Non hanno giocattoli, non ci sono soldi per i vestiti. Vederli sorridere è stato il regalo più bello che potessi ricevere”, confida Mariano. Nessun dubbio, “ritornerò in Africa”. Ritornerà a diffondere un messaggio di gioia semplice: il sorriso.
In secondo piano le difficoltà. “Dormivo in una stanza arredata con un letto e una sedia. E poi basta. Bagno in comune fuori, una turca con secchi d’acqua. Niente energia elettrica. Ma poco importa, la corrente era altra…”, dice ancora.

 

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