Muore dopo le dimissioni dal Pronto Soccorso: una condanna e due assoluzioni per le dottoresse di turno

Una condanna e due assoluzioni per le tre dottoresse del Pronto Soccorso accusate di omicidio colposo per la morte di un uomo che, il 23 luglio 2021 mattina, era arrivato in ospedale dopo aver vomitato sangue (riferita ematemesi in paziente con enfisema centrolobilare e dolore addominale), dimesso poco prima delle 3:00 del giorno successivo ma deceduto a casa tra il pomeriggio e la serata del giorno stesso, a causa di insufficienza respiratoria acuta per ingestione di sangue, determinata da uno shock emorragico da ulcera, come emerso dall’autopsia effettuata. L’accusa parlava di negligenza, imprudenza e imperizia, nonché di “violazione di regole di cautela specifica prevista dalle Linee Guida e Protocolli”, che avrebbero previsto entro le prime 24 ore, l’esecuzione di esame endoscopico. A processo S.M, difesa dall’avvocato Giampiero Nassi, M.A, difesa dall’avvocato Massimo Milazzo e V.U, difesa dagli avvocati Sofia Amoddio e Nello Teodoro. Le dottoresse S.M e M.A, che coprivano i primi due turni, sono state assolte per non aver commesso il fatto. Condannata, invece, V.U, a 4 mesi di reclusione pena sospesa e al pagamento delle spese legali e di 80 mila euro ai parenti della vittima costituitisi parte civile.
Il processo si è basato soprattutto su una perizia disposta dal Tribunale. Secondo i tre periti, entro 24 ore sarebbe stato necessario disporre esame endoscopico. La Tac disposta avrebbe comunque escluso un eventuale sanguinamento in corso. L’avvocato Massimo Milazzo, difensore del medico che copriva il secondo turno, aveva fatto presente che l’endoscopia, seppur effettuata, dunque, non avrebbe rilevato alcuna emorragia e che la sua assistita (come il medico del primo turno) non aveva in ogni caso dimesso il paziente. L’esame richiesto non avrebbe, secondo quanto sostenuto dalla difesa, insomma, cambiato nulla in quella fase. Le motivazioni chiariranno il merito della sentenza e dunque le ragioni, tanto delle assoluzioni quanto della condanna. L’avvocato Sofia Amoddio ritiene che la sua assistita “andava assolta, perché ha agito senza alcuna colpa. Il paziente-ricorda la legale- per tutto il tempo in cui è stato ricoverato in Pronto Soccorso non ha presentato alcun episodio di sanguinamento e dalla Tac estesa all’addome non risultava alcun sanguinamento”.
Milazzo esprime,invece,soddisfazione per l’esito, per la sua assistita, di “un processo complicato ed impegnativo, con udienze a ritmo serrato e che in tre anni e mezzo dall’evento è già giunto a sentenza”.