No Fly, il procuratore Scavone: “contributo contro l’inquinamento”

 No Fly, il procuratore Scavone: “contributo contro l’inquinamento”

È cominciata poco dopo le 11 la conferenza stampa sull’operazione che ha condotto al sequestro preventivo i quattro stabilimenti industriali. Attesa per le parole del procuratore Fabio Scavone che ha subito sottolineato “una partecipazione corale nelle indagini che sottolinea impegno profuso da tutti. Nessun tono trionfalistico. Il problema è avvertito dal territorio anche per via dei miasmi. Non vogliamo risolvere il problema dell’inquinamento ma dare un contributo facendo fino in fondo il nostro dovere”.
Scavone si è poi soffermato sulle indagini. “Operazioni complesse, ci siamo avvalsi di consulenti che hanno lavorato all’Ilva come Santilli, Filici, Sanna. Hanno individuato i punti nevralgici. Alcuni parametri nelle emissioni di idrocarburi non sarebbero stati rispettati”.
Come nel precedente del 2017, la Procura ha imposto 12 mesi per tutte le migliorie che dovranno essere apportate agli impianti. “Proseguiremo la nostra attività – ha assicurato Scavone – ma non celebriamo un trionfo. Questa è solo una tappa per un territorio che da quasi settant’anni convive con questa situazione”.
Il sostituto Grillo ha voluto ricordare come in passato “si cercasse il responsabile dei miasmi, ma era impossibile arrivarci. E questo perché si guardava solo al picco del fenomeno. I consulenti hanno dimostrato che molte volte si riesce a individuare con alte probabilità i responsabili anche attraverso studi ambientali e incrociando una serie di parametri”. Per quel che riguarda l’inquinamento nel suo complesso, si parte dai dati di incidenza. Una scusa del passato era che non fosse possibile distinguere inquinamento industriale da quello urbano o agricolo. Ora abbiamo dimostrato il contrario. Con modelli matematici – ha proseguito Grillo – è stata ricostruita l’incidenza degli impianti rispetto all’inquinamento”. Ed è emersa una situazione in cui mancano le autorizzazioni ambientali o sono parziali. O casi in cui le autorizzazioni risulterebbero superiori ai limiti di legge. E sarebbe il caso di Versalis. Per i magistrati, particolarmente preoccupante “è la situazione di Ias dove, per via di una interpretazione fantasiosa e creativa, si opera senza Aia. Come nel depuratore Tas di Priolo Servizi. L’impianto di deodorizzazione di Ias non è mai entrato in funzione perché con quelle emissioni non poteva funzionare. I vari cda e la Regione proprietaria dell’impianto hanno operato come se nulla fosse. La Regione non ha prescritto altro che dei limiti per le emissioni di quell’impianto che nemmeno lavorava”.
Quanto alle zone in cui i miasmi sono stati segnalati con frequenza, “su Scala Greca l’inquinamento risente anche del traffico ma in altre zone è solo industriale”, secondo gli inquirenti.
Non è stato effettuato uno screening sulle patologie.
I 19 indagati sono i rappresentanti legali di Versalis e Sasol; e le figure apicali di Ias ovvero il direttore tecnico e l’intero cda.
Gli investigatori hanno seguito le tracce degli idrocarburi non metanici.

 

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