Pachino. Ecomuseo Urbano del Vino, quando l'eccellenza diventa rete. Progetto che piace all'Unesco

 Pachino. Ecomuseo Urbano del Vino, quando l'eccellenza diventa rete. Progetto che piace all'Unesco

Una nuova possibilità di sviluppo, attraverso la valorizzazione e la promozione del vino di Pachino. E’ stato inaugurato sabato scorso, con un incontro nella sala convegni della Bcc, il progetto “Ecomuseo Urbano del Vino di Pachino”. Alla cerimonia hanno preso parte, oltre al vice sindaco, Patrizia Tossani, l’esperto in Beni Culturali dell’Unesco per la Sicilia, Raymond Bondin, insieme ai responsabili del progetto, Giuseppe Garro, Angelo Santacroce e Vincenzo Signorelli, rispettivamente etnoantropologo, ingegnere e storico archivista. Tre figure chiave per lo sviluppo del progetto. L’iniziativa godrà del sostegno del Comune, visto che si tratta, non solo di stimolare l’economia locale, ma anche di curare la memoria storica della comunità pachinese. Dopo l’intervento di Emanuele Nobile, che ha illustrato la storia della sua famiglia, che dall’800 lavora nel settore vinicolo, è stato Garro ad entrare nei dettagli del progetto, a partire dalla collezione etnografica, sottoposta a vincolo dalla soprintendenza di Siracusa nel 2007, che si trova nell’antico palmento Nobile al centro di Pachino. “La Rete Ecomuseale del Vino – spiega Garro– tenta di unire da una parte i luoghi prettamente storici, che abbracciano gli ultimi due secoli della memoria e della tradizione locale, per poi estendersi, attraverso traiettorie ed itinerari culturali, su tutto il territorio, innescando un dialogo con la contemporaneità. Abbiamo pensato di creare un vero e proprio polo che avesse l’interesse di mettere in relazione per mezzo di un network, una rete, le specificità che vengono fuori dal territorio, partendo proprio dalle aziende vitivinicole passando per quelle agricole ed orto frutticole e infine dall’ittica”. Santacroce si è concentrato sugli aspetti architettonici e riqualificativi dell’area industriale, grazie ai quali i produttori potranno inserirsi nei programmi museali, attraverso la costruzione di veri e propri laboratori per la ricerca e lo studio didattico e universitario in campo botanico, agronomico e vitivinicolo. Altrettanto importante, la raccolta fotografica, selezionata da Signorelli. Un’iniziativa che Bondin ha giudicato di valore, sottolineando l’entusiasmo dei giovani studiosi e i giusti input che stanno prendendo corpo all’interno del progetto. “L’archeologia industriale in Sicilia è ancora in una prima fase di start up e stenta a decollare – ha sottolineato l’esperto Unesco- Questo progetto non può che arricchire i piani di sviluppo culturale e turistico della Sicilia Sud Orientale”. L’iniziativa è stata presentata in questi giorni anche al Vinitaly di Verona.

 

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