Prestito del Caravaggio, la consulente Mart: "demagogia dal fronte del no"

 Prestito del Caravaggio, la consulente Mart: "demagogia dal fronte del no"

Pa storica dell’arte e giornalista Silvia Mazza è la responsabile per il Mart del “coordinamento tecnico delle procedure inerenti il prestito e l’intervento conservativo” del Seppellimento di Santa Lucia. Ha seguito sulla stampa le recenti fasi della vicenda e le diverse contrapposizioni. Il fronte del no al prestito a Rovereto ha messo sul tavolo le sue carte, nei giorni scorsi. Rivelando come l’ultima parola sul prestito spetterebbe alla Diocesi di Siracusa (contraria ora al trasferimento, ndr) e non al Fec.
“Con le loro rivelazioni sugli atti del progetto del Mart per il Caravaggio di Siracusa, sono riusciti nella meritoria impresa di confermare la bontà di tutte le procedure amministrative da esso seguite”, dice Silvia Mazza. “Tutela dunque solo presunta, e solo in contrasto al Mart da parte di questi novelli custodi del patrimonio non pervenuti nei dieci anni in cui il capolavoro è stato lasciato addossato alla pala del Guinaccia e in condizioni ambientali proibitive. Mentre fino all’altro ieri si era addirittura messa in dubbio la stessa esistenza dei pareri espressi dalle diverse istituzioni coinvolte nel complesso progetto, ora si ritrovano per le mani un corposo carteggio a smentirli”.
Per la storica dell’arte, quella messa in piedi sarebbe “un’opera di mistificazione” imbastita per “interferire con più amministrazioni pubbliche”. Poi l’affondo si fa più tecnico. “Hanno le carte alle mani, ma si guardano bene dal dire che nella richiesta di prestito al Fec è sottolineato che ‘il progetto espositivo non ha solamente uno scopo di valorizzazione e ricerca, ma anche e soprattutto conservativo’ e che il loan fee, il contributo di 100mila euro, è destinato a ‘tutto quanto necessario ai fini degli interventi ritenuti opportuni per la tutela e la valorizzazione dell’opera sotto il coordinamento degli organi competenti’. Ivi compresi i costi della copia, perché la scansione ad alta definizione riveste una rilevante funzione sotto il profilo scientifico e conservativo, come sottolineato nell’ultima relazione Icr di Roma del 10 luglio. Le altre somme impegnate dei 350mila euro dovevano servire, come sempre detto, per il climabox previsto nel 2006 dal Crpr di Palermo, ma l’orientamenti dei tecnici romani è oggi teso a scartare questa soluzione in favore di altre più aggiornate per controllare il microclima della chiesta di Santa Lucia al Sepolcro, dov’è previsto che torni il dipinto. Serve definire quali interventi occorrano e i costi. Presumere di saperlo fin dall’inizio sarebbe stata una prevaricazione nei confronti dell’organo preposto alla tutela”.
Per Silvia Mazza sono ben altre le questioni da chiarire. “Come la nota con cui il Segretario del Vescovo avrebbe rivisto il parere favorevole già espresso dal vescovo Pappalardo. In un momento di passaggio di consegne tra il precedente e il nuovo arcivescovo, il segretario, senza informare la Soprintendenza, l’unica titolata ad esprimersi in materia di tutela, afferma che sarebbero venute meno le condizioni indicate nel parere che però così non può definirsi, dato che la Curia è stata sentita per cortesia istituzionale. E lo fa sulla base della relazione provvisoria Icr e non dell’ultima corposa di 40 pagine in cui l’Istituto documenta la ‘necessità non sostituibile di proseguire le analisi presso i laboratori dell’ICR in Roma’, pronti per effettuare tutto quanto necessario. Questa relazione, insieme a quella con cui il Crpr di Palermo attesta di non possedere la strumentazione necessaria, è stata già inviata dalla Soprintendente al Fec, al quale solo spetta a questo punto di esprimersi”.
Quanto alla Corte dei Conti, quella citata dal fronte del no sarebbe “una deliberazione della Corte dei Conti del 2017 che chiarisce inequivocabilmente che ‘la Direzione centrale per l’amministrazione del Fec ha confermato che le poche operazioni avviate negli anni di prima applicazione della l. n. 222/1985 non si sono concluse con il provvedimento finale definitivo di trasferimento’. Si tratta in sostanza di un atto che conferma il mancato perfezionamento delle operazioni di trasferimento del patrimonio, peraltro circoscritto a soli due casi in tutta Italia e tra essi non vi è sicuramente il Caravaggio di Siracusa, neanche mai lontanamente evocato nella predetta deliberazione. Resta dunque quello di costoro uno ‘sforzo’ fuori tempo e puramente demagogico”.

Foto: Silvia Mazza a sinistra, accanto Sgarbi in piedi

 

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