Prima il terremoto, poi la processione: la strana notte di Sortino

 Prima il terremoto, poi la processione: la strana notte di Sortino

Un caso singolare quello che si è verificato la notte scorsa a Sortino, sorpresa dal terremoto delle 3:34 in una situazione singolare.

Nonostante fosse notte fonda, infatti, la comunità sortinese era in pieno movimento per l’atteso ritorno della processione del Giovedì Santo, appuntamento tradizionale di religione e folkrore, “U Nummu ru Gesu”. Tutti in strada quando il sisma che si è originato al largo di Augusta, di magnitudo 4.2, ha fatto tremare la terra, avvertito in tutta la provincia di Siracusa senza, fortunatamente, causare alcun danno a persone o cose.

“A Sortino la scossa si è avvertita in maniera netta, non dava adito ad alcun dubbio- racconta il sindaco, Enzo Parlato- Questa notte, a quell’ora, ci preparavamo alla processione. Il sisma ci ha trovati tutti svegli, alcuni in strada, altri pronti a raggiungerli poco dopo”.

“Io ero affacciato al balcone di casa mia in quel momento- racconta ancora il primo cittadino -quando mi sono sentito come spingere da qualcosa. La nostra comunità era pienamente operativa in quel momento. La processione tornava dopo il periodo di restrizioni determinate dal Covid e l’abbiamo anche trasmessa in diretta streaming per quanti non hanno avuto la possibilità di partecipare o si trovano in località lontane da Sortino. Un appuntamento molto partecipato, commovente”.

La paura non ha preso il sopravvento. Pochi istanti sono bastati per capire che non c’era nulla da temere. “Niente, insomma, che ci abbia intimoriti più di tanto per fortuna- conclude Enzo Parlato- né che ci abbia minimamente indotto ad ipotizzare un cambiamento di programma per fortuna”.

“U Nummu ru Gesu” ricorda il flagello del Cristo alla colonna. Un evento tradizionale, la cui origine è avvolta dal mistero. Lega la rinata Sortino con quella distrutta dal terremoto del 1693. Un evento che rivive dal 1697, quando la statua fu ritrovata miracolosamente intatta nella Sortino diruta, sotto le macerie della chiesa di santa Maria del Casale. Il corteo è caratterizzato da alcuni eventi simbolici: il Cristo “entrava” solo nei conventi femminili dove le monache intonavano i loro canti, il fercolo, sempre portato a spalla dai portatori, percorreva “di corsa” il selciato della chiesa Madre, con le porte che gli si chiudevano innanzi, in memoria del rifiuto del Sinedrio nell’accogliere il Figlio di Dio. La modernità ha in parte modificato lo svolgimento della processione, ma non ne ha scalfito la più genuina tradizione: i portatori si sono imposti nel mantenere “a cursa” Ancor oggi il Cristo è illuminato e riscaldato dalle farate allestite dai giovani che si passano il testimone di generazione in generazione: fuochi in cui arde la fede e ci si purifica dal peccato.

 

 

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