Screening nelle scuole, flop annunciato? Modulo del "terrore", genitori esclusi e adesioni basse

 Screening nelle scuole, flop annunciato? Modulo del "terrore", genitori esclusi e adesioni basse

Lo screening con tampone rapido entra ora in una nuova fase. Più che altro entra proprio nelle scuole, specie in quelle dove sono state registrate classi in quarantena per casi di contagio al covid. Basta drive-in, almeno per il momento, infermieri ed operatori bardati di tutto punto sono pronti ad entrare negli istituti scolastici, dalle elementari alle superiori.
I test verranno eseguiti all’interno di quelle scuola che sono entrate a contatto, in qualche misura, con il virus e che hanno dovuto provvedere alla messa in quarantena di una o più classi. E’ la stessa Asp di Siracusa, con il suo Coordinamento Covid, che sta operando in stretto contatto con i dirigenti scolastici per calendari ed appuntamenti.
Ma questa campagna di screening, così orchestrata, sembra andare incontro ad un flop annunciato. Bassissime sino ad ora le adesioni che, ricordiamo, avvengono su base volontaria. Non c’è obbligo di effettuare il test e trattandosi soprattutto di studenti minorenni, serve il consenso dei genitori. Ecco, proprio il modulo predisposto per fornire il proprio consenso ha terrorizzato le famiglie. Motivo per cui, negli istituti dove è già partita l’iniziativa, le adesioni volontarie sono pari ad appena un 1/4 della popolazione scolastica. Numeri così bassi da rendere poco utile o indicativo lo stesso screening. E poi c’è anche un altro problema segnalato dalle famiglie: se, ad esempio, in quarantena è andata una classe di scuola media, il test si effettua solo coinvolgendo le sezioni di scuola media, lasciando fuori le elementari (nel caso di un Comprensivo, ndr). “E due fratelli che frequentano uno le medie e l’altro le elementari? Il contagio non viene contemplato o ricercato?”, ci domandano decine di famiglie.
Ma a preoccupare particolarmente le famiglie è stato il modulo per il consenso. Un prestampato con l’intestazione dell’Asp di Siracusa con cui si chiede di dare il cosiddetto consenso informato. Ovvero tenendo conto tre rischi principali, “ben noti, attuali e non semplicemente teorici”. Come ad esempio, il rischio di rottura del tampone e conseguente inalazione; il rischio di lesioni alla mucosa nasale, orale e faringea; il trauma psicologico per il bambino e l’allarme sociale causato alla famiglia (“nella quasi totalità dei casi infondato”).

Modulo Asp per consenso famiglie

Ma superato anche questo scoglio del “terrore”, c’è poi l’insormontabile solitudine dei bambini davanti al tampone. Non possono essere, infatti, accompagnati da un genitore. Ed è qui che salta il consenso. Alcune scuole stanno, anche in provincia, correndo ai ripari “aprendo” almeno alla presenza di uno dei genitori. Un ostacolo in meno per riuscire ad avere una partecipazione informata e significativa ad un test utile.

foto dal web (ladyradio.it)

 

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