Siracusa. Bike sharing, cambiato il nome ma non la sostanza: il servizio non ingrana. Soluzione cinese?

 Siracusa. Bike sharing, cambiato il nome ma non  la sostanza: il servizio non ingrana. Soluzione cinese?

Il servizio comunale di bike sharing si è lentamente eclissato. Espressione metaforica per indicare la scomparsa di un servizio di mobilità sostenibile su cui non si è voluto veramente investire o credere fino in fondo. Ad oggi non è semplice – per un utente – nemmeno capire se il servizio sia ancora attivo o meno. Il sito web (www.siracusainbici.it) è offline però sul sito web del Comune di Siracusa rimane il link che conduce ad una pagina sospesa. Il problema – almeno quest’ultimo – non è difficile soluzione: si deve pagare il canone di collegamento internet tra le postazione.
Veloce riassunto. Dopo un primo tentativo di rimettere le bici in strada riportando in vita Go-Bike (120 bici a maggio 2014), nel 2016 venne deciso dall’amministrazione comunale il restyling totale del servizio. Nuovo nome (Siracusainbici), nuovo software gestionale degli stalli (interamente siracusano), nuova livrea per le biciclette (bianco e amaranto).
Ma la ventata di novità si è fermata all’annuncio. Da 120 bici negli stalli si è scesi a poco meno di venti, con due postazioni attive sulle dieci installate in città. E le altre bici? Sono pronte, funzionanti e manutenzionate. Ma ferme in magazzino.
Il problema sembra sia stato quello (solito) dei costi: cambiare le colonnine degli stalli, aggiornarne il software e altre operazioni di controllo si sono rivelate troppo costose. E nonostante la buona volontà dell’annuncio, si è dovuto fare i conti (letteralmente) con la realtà. Non ci si poteva pensare prima? E’ la prima domanda. A cui segue subito un altro interrogativo: non si poteva continuare con il servizio Go-bike così com’era stato riportato con fatica in vita nel 2014?
Nonostante la buona volontà di alcuni, il destino del servizio pare ormai segnato. Eppure ci sarebbe un’alternativa. A suggerirla al Comune era stata un paio di mesi fa Alternativa Libera. La proposta: il bike sharing free floating. Già attivo in città italiane come Milano e Firenze, funziona così: gli utenti prendono le bici, le usano e le lasciano dove vogliono in città. Non devono riporle nelle apposite stazioni a rastrelliera, insomma, come succede con i tradizionali bike sharing. Bisogna scaricare la app di Mobike, una società cinese in forte espansione che cura il servizio. Le bici di Mobike hanno le ruote interamente in gomma, senza la camera d’aria e non hanno cambi: più facili da manutenere, quindi. L’app per smartphone, scaricabile sull’App Store o sul Play Store, funziona più o meno come quelle dei servizi di car sharing: c’è una mappa che mostra la posizione dell’utente e le bici più vicine. Cliccandoci sopra la si può prenotare per 15 minuti. Una volta raggiunta la bici, si deve scansionare con la fotocamera dello smartphone un codice QR presente sulla bici, il cui lucchetto (integrato nel telaio) viene automaticamente sbloccato. Quando si è finito di usarla, la si può lasciare dove si vuole, purché non intralci il traffico di pedoni e auto: si chiude il lucchetto manualmente, e il noleggio finisce. Costi abbattuti, non servono stalli ingombranti per strada ma giusto qualche rastrelliera. Il noleggio costa 30 centesimi per ogni mezz’ora, da account collegato alla carta di credito tramite la app.
Servirebbe un nuovo bando per il bike sharing senza stazioni o magari invitare i cinesi di Mobike a presentare un’offerta per Siracusa la turistica. Unico problema: la mano libera che hanno sul territorio i vandali.

 

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