Da stuntman ad agente finanziario, vita da nababbo ma sconosciuto al fisco: smascherato dalla Gdf

Un sofisticato sistema di evasione internazionale, che faceva capo ad un siracusano, stuntman noto per avere partecipato a produzioni cinematografiche hollywoodiane, da Batman Begins a Mission Impossible, fino a Gang of New York e Ocean’s Twelve. Negli ultimi anni lavorava, però, all’estero come agente finanziario, ma abusivamente. La Guardia di Finanza di Siracusa ha scoperto che l’uomo, formalmente senza occupazione e che mai aveva presentato una dichiarazione dei redditi, possedeva, in realtà, un cospicuo patrimonio di immobili di valore, vetture di lusso, partecipazioni societarie e perfino una residenza esclusiva a Siracusa, con piscina e arredi di lusso. Uno stile di vita finanziato in realtà da fondi depositati su conti correnti esteri, a cui erano collegate carte di credito che usava in Italia, soprattutto per l’acquisto di beni di eccezionale pregio, oltre che per le spese quotidiane. La Guardia di Finanza, con il coordinamento della Procura della Repubblica, ha quindi portato alla luce quanto ruotava intorno a una figura all’apparenza insospettabile. Durante la verifica fiscale, l’analisi dei dispositivi informatici in uso all’indagato ha permesso di rinvenire un’ingente mole di informazioni: corrispondenza elettronica con i clienti, nonché migliaia di file, tra cui numerosi contratti di intermediazione finanziaria redatti in lingua inglese. Per ricostruire in modo dettagliato l’origine e l’entità dei redditi occultati, si è rivelato fondamentale l’intervento di militari specializzati in informatica forense, disciplina che consente di analizzare dati digitali ingegnosamente nascosti su tablet e cellulari che diventano poi prove determinanti in ambito giudiziario.
La traduzione e l’analisi dei documenti hanno fatto emergere l’esistenza di un sistema abilmente organizzato,
incentrato su una società formalmente registrata a Londra e intestata allo stesso indagato.
Tale società operava come intermediario tra imprese con sede in Paesi stranieri, spesso caratterizzate da un
elevato rischio di insolvenza e per questo escluse dai normali circuiti creditizi. Temendo di non ricevere quanto dovuto ovvero di non disporre della merce venduta da tali imprese, i relativi clienti si avvalevano della mediazione della società londinese, che garantiva il buon esito delle operazioni commerciali, assicurando sia l’incasso sia la regolare conclusione della transazione. La società londinese, a sua volta, per fornire le dovute garanzie si rivolgeva a istituti di credito siti in diversi Paesi, presentando falsi estratti conto che attestavano la disponibilità di somme elevate. In questo modo l’indagato, facendo anche leva sulla sua notorietà, induceva le banche a credere di avere fondi sufficienti, convincendole ad anticipare il pagamento della merce al cliente. Nel corso degli accertamenti è inoltre emerso che la società londinese, priva di una sede operativa, di fatto era un’entità di comodo, costituita con la sola finalità di celare l’identità del reale beneficiario delle provvigioni: l’agente finanziario e stuntman siciliano.
A fronte di tali evidenze, l’analisi approfondita delle movimentazioni bancarie ha permesso di accertare che,
nell’arco di un decennio, il soggetto ha percepito redditi – prevalentemente riconducibili a provvigioni – per un
ammontare complessivo superiore a 60 milioni di euro, omettendone sistematicamente la dichiarazione
all’Amministrazione finanziaria e sottraendosi, conseguentemente, al versamento di imposte per circa 26 milioni
di euro.Per eludere i controlli delle autorità fiscali straniere e non destare alcun sospetto, i flussi di denaro (estero su estero) venivano “mascherati”. I soggetti pagatori ricevevano istruzioni precise per indicare nelle causali dei
bonifici la dicitura “prestito personale”, così da far apparire le somme come trasferimenti tra soggetti privati e non come corrispettivi per servizi professionali. Ciò rendeva molto più difficile ricondurre i versamenti a
un’attività economica reale. La Procura della Repubblica, sulla scorta degli elementi emersi nel corso delle indagini, ha contestato all’indagato il reato di omessa presentazione delle dichiarazioni fiscali, procedendo, altresì, all’acquisizione della documentazione bancaria anche estera mediante l’attivazione di rogatorie internazionali indirizzate a Paesi extra UE, con l’obiettivo di ricostruire l’ammontare complessivo dei redditi ovunque prodotti e delle movimentazioni finanziarie a lui riferibili. A tutela – seppur parziale e in fase iniziale – del credito vantato dall’Erario e su disposizione del Tribunale di Siracusa, le Fiamme Gialle hanno eseguito un provvedimento di sequestro preventivo avente a oggetto l’intero compendio patrimoniale dell’indagato presente sul territorio nazionale, comprendente una villa con piscina, una Porsche Taycan di circa 200.000 euro e disponibilità finanziarie su conti correnti. Il valore complessivo dei beni sequestrati risulta al momento superiore a 1,5 milioni di euro. L’operazione conferma il costante impegno della Guardia di Finanza nel contrasto all’evasione e all’elusione
fiscale anche al di fuori dei confini domestici ed evidenzia l’efficacia della cooperazione giudiziaria internazionale e dell’uso delle tecnologie avanzate nell’investigazione dei reati economico-finanziari. Per il principio di presunzione di innocenza, la responsabilità del soggetto indagato sarà definitivamente accertata solo nel caso in cui intervenga una sentenza irrevocabile di condanna