La crisi del commercio, la chance di Siracusa: “Politica di indirizzo chiara e diversificare”

La chiusura del punto vendita Zara nell’elegante corso Matteotti di Siracusa fa suonare le sirene della crisi del commercio anche a Siracusa. La politica cittadina inizia a mettere il tema tra quelli al centro dell’attenzione, in particolare con il Pd che ha presentato una nuova richiesta di convocazione di Consiglio comunale aperto – con associazioni e deputazione politica – per studiare contromisure.
“Bene che se ne parli ed ogni forma di attenzione è utile. Ma siamo in ritardo, bisogna pensarci prima. Il fenomeno è globale e in atto da tempo con chiusure a catena di grandi e piccoli marchi”, commenta il segretario provinciale della Filcams Cgil, Alessandro Vasquez. “Le cause sono varie e certo non hanno genesi siracusana. Basti pensare soprattutto al potere d’acquisto delle famiglie ormai eroso dall’inflazione e dai continui rincari delle bollette, mentre gli stipendi non crescono”.
Ma c’è qualche azione possibile sul territorio? “Si. Ad esempio, le scelte in materia di indirizzo del turismo nei centri storici. Pensiamo ad Ortigia – dice anche Vasquez – non si può pensare che sia solo pizza e fritto. Riflettiamo sul caso Zara: il brand non ha deciso di lasciare tutti i centri storici, in altri è rimasto presente. Vedi Palermo. E allora chiediamoci: perchè hanno invece lasciato Ortigia?”.
Torna attuale allora quella famosa moratoria di cinque anni per regolamentare le nuove aperture nel centro storico siracusano, indirizzando il settore food verso altre zone cittadine, onde evitare il sovraccarico. Annunciata più volte, la moratoria è finita in un cassetto in attesa di un provvedimento regionale. “Eppure oggi c’è bisogno di diversificazione se non vogliamo vedere fuggire altri brand. Dobbiamo decidere cosa vogliamo fare da grandi”, aggiunge il segretario della Filcams ricordando come, invece, a Taormina si susseguano importanti nuove aperture anche luxury.
La ztl è un ostacolo nelle politiche del commercio? “Non credo, di sicuro non è il guaio principale. Ad esempio, si compra online a prescindere dal dover andare in Ortigia o in viale Tisia. E’ la tendenza mondiale degli acquisti che traina verso quella direzione”, l’analisi di Alessandro Vasquez.
Intanto, si prepara una nuova apertura nei locali che ospitavano Zara. Un altro marchio di abbigliamento, già presente in città. “Come sindacato, vogliamo subito avviare un dialogo con la nuova proprietà. Non siamo di fronte ad una cessione di ramo di azienda e quindi non vi sono obblighi verso i lavoratori licenziati da Zara. Dobbiamo però cercare di capire ed interloquire”.
in foto: un momento delle proteste dei lavoratori Zara, lo scorso anno