L'imprenditore Moschella: "difendo la nostra agricoltura, stagionali necessari. Cassibile sia risarcita"

 L'imprenditore Moschella: "difendo la nostra agricoltura, stagionali necessari. Cassibile sia risarcita"

In questi giorni si è molto dibattuto di Cassibile e dell’annuale arrivo di manovalanza straniera per lavorare nelle campagne della provincia. Un fenomeno che ha generato anche problemi abitativi e di civile convivenza. Per risolverlo, la Prefettura di Siracusa ha indicato una nuova via che chiama in causa – ognuno con le proprie responsabilità e ruoli – aziende agricole e sindaci. Ad oggi, solo due Comuni hanno seguito l’invito: il capoluogo e Lentini.
Quanto agli imprenditore agricoli, riportiamo di seguito un interessante intervento di Fabio Moschella.

Il recente intervento di sgombero a Cassibile di ventisette lavoratori stagionali stranieri da parte delle forze dell’ordine e dell’amministrazione comunale di Siracusa continua a suscitare notevoli polemiche talvolta attraverso l’uso di termini e punti di vista che andrebbero usati con più parsimonia: razzismo, caporalato, agricoltura di rapina, migranti che rubano lavoro, no al centro di accoglienza.
Si può dire che Cassibile è razzista? No. A Cassibile vivono 6617 persone, molte provenienti dal messinese per via di precedenti flussi di migrazione agricola, seicento sono cittadini stranieri, arrivati più recentemente e in gran parte di origine africana. Quasi tutti integratesi negli anni senza particolari tensioni sociali e in un clima di sostanziale convivenza civile. Hanno tutti alloggi, lavorano regolarmente, pagano le tasse, consumano localmente, gran parte dei loro figli sono nati a Cassibile, i loro bambini frequentano tranquillamente le nostre scuole e giocano con tutti i loro coetanei. Questa è Cassibile, una cittadina tranquilla, economicamente vivace grazie all’agricoltura e più recentemente al turismo. La protesta rumorosa di un ristretto gruppo di cittadini ha dunque, a mio avviso, un carattere marginale ed una matrice chiaramente politica.
Dall’altra parte ci sono lo Stato, la Chiesa, le istituzioni locali, i sindacati, le associazioni di impresa, il volontariato e migliaia di cittadini silenziosi che hanno un forte attaccamento a valori autenticamente solidaristici.
L’agricoltura di Siracusa è legata al caporalato? No. Cassibile non è Rosarno, non è la piana della Capitanata.
Il sindacato dai fatti di Avola in poi ha affermato nel nostro territorio un sostanziale e prevalente rispetto dei diritti.
Le imprese hanno intrapreso, attraverso le loro associazioni, un percorso positivo di regolarizzazione, prima con i contratti di riallineamento poi con contratti di lavoro che sono tra i più avanzati di tutto il mezzogiorno. La figura del caporale a Siracusa è pressochè scomparsa. Dismesso il collocamento pubblico le imprese hanno con i propri dipendenti rapporti continuativi o abituali, vengono assunti per chiamata diretta, senza intermediazioni.
Questo non vuol dire che da noi non esistano lavoro nero, sottosalari, evasione contributiva, differenze di salario di genere. In questi casi non bisogna però fare di tutta l’erba un fascio ma occorre accertare responsabilità individuali senza esprimere giudizi sommari.
Questo ha spinto sindacati, associazioni di impresa, ASP, Ispettorato del Lavoro, Inps, Inail, Consulenti del lavoro, Forze dell’ordine, Misericordie, CRI a sottoscrivere in Prefettura nel 2019 una convenzione di cooperazione per combattere i suddetti fenomeni presenti da noi come in tutta Italia. Sono atti che non possono essere sottaciuti e che definiscono il profilo di un settore proteso alla modernizzazione.
La nostra è una agricoltura di rapina? No. L’immagine della agricoltura siracusana va difesa e tutelata. E’ un asset strategico. Produce ricchezza, lavoro per migliaia di imprese, per quindicimila addetti, per tutto l’indotto, insieme a tutta la sua straordinaria ricchezza immateriale.
I lavoratori stagionali stranieri sono indispensabili? Si. Il lavoro degli stagionali stranieri è diventato fondamentale per l’esercizio dell’agricoltura, in tutto il mondo. Siracusa non fa eccezione. Le grandi campagne di raccolta non possono essere più affrontate dalla sola manodopera locale.
No al centro di accoglienza in via dei Timi a Cassibile? Il no al centro di accoglienza non è una soluzione è, nei fatti, la continuazione di quanto accade ormai da vent’anni con in mezzo anche la vicenda giudiziaria di Alma Mater. La nascita del centro stagionale avviata nel 2018 dall’amministrazione comunale segna l’avvio di un percorso virtuoso e potenzialmente risolutivo. Un percorso costruito insieme al sindacato, alle associazioni di impresa, al volontariato sociale, alla Prefettura, la Camera di Commercio, l’Ente bilaterale agricolo.
E’ un progetto di civiltà che comincerà a mettere fine alla disumanità degli accampamenti. Offrirà a lavoratori con regolare permesso di soggiorno, attraverso i moduli prefabbricati in comodato d’uso gratuito messi a disposizione della Prefettura un alloggio temporaneo, servizi igienici, assistenza sanitaria, mediazione linguistica, assistenza legale.
Bisognerebbe che nascessero più centri nella nostra provincia, ad Avola, Pachino, Lentini, ovvero nei territori agricoli più importanti. Insomma Cassibile può aprire una strada nuova verso una soluzione civile, moderna.
Perché Cassibile va risarcita? Perché è stata mortificata da tutte le amministrazioni, di tutti i colori politici. Dai bilanci comunali solo briciole. I Piani regolatori non ne hanno consentito uno sviluppo urbano moderno, via Nazionale è congestionata tutto l’anno da un traffico di mezzi pesanti che penalizza le attività commerciali e la vita quotidiana dei cittadini.
Non sono state completate la rete idrica, fognaria, la metanizzazione. Non si è proceduto all’acquisizione al patrimonio pubblico di strade private ancora oggi non asfaltate. Il collegamento viario al mare passa da un imbuto.
La Guardia medica non offre un servizio adeguato. Non esiste un centro culturale per attività teatrali, musica, arte, cinema. Mai politiche dedicate di promozione turistica per Cava Grande del Cassibile, la Pineta del Gelsomineto, la Grotta del Monello, la Necropoli ( la più importante della Sicilia dopo quella di Pantalica ), il borgo, la chiesa, il castello del Marchese. Non c’è una villa comunale. Non si è dato vita alla Municipalità partecipata, agli sportelli decentrati dei servizi pubblici ( acqua, rifiuti, salute ).
Cassibile non è “ razzista “ è inc… o più educatamente, “su tutte le furie”.

 

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