Ondate di calore e stop alle attività lavorative, Faranda: “Errore escludere metalmeccanici”

“L’ordinanza del presidente della Regione sullo stop ad attività lavorative a rischio con temperature elevate è una fondamentale tutela per i lavoratori. Purtroppo però tra i lavoratori a rischio sono stati dimenticati i metalmeccanici che, soprattutto nella zona industriale siracusana, sono costretti a vivere situazioni al limite”. Lo denuncia Marco Faranda, segretario provinciale della Fismic Confsal di Siracusa.
L’ordinanza firmata dal presidente della Regione Siciliana, che resterà in vigore fino al 31 agosto, prevede lo stop alle attività in alcuni settori produttivi durante le ore più calde nelle giornate e nelle aree ad alto rischio per le elevate temperature. Il divieto riguarda le aziende agricole, florovivaistiche, edili (e affini) e le cave. Lo stop scatterà dalle 12,30 alle 16 nelle aree e nei giorni in cui verrà segnalato, nella fascia oraria, un livello di rischio “alto” dalla mappa.
“L’ordinanza punta a diminuire i rischi per i lavoratori, e prevede un necessario controllo sulle aziende”, continua Faranda. “Ma purtroppo ci dimentichiamo spesso della provincia siracusana e mi spiace che anche i nostri deputati regionali, sempre attenti alle dinamiche del territorio, non intervengano per sanare questa dimenticanza”. Il segretario Faranda ricorda che i dati delle reti di monitoraggio “hanno già incoronato Siracusa come una delle città più calde della Sicilia. Con un primato nell’agosto del 2021 quando fu registrata la temperatura di 48,8 gradi. Siamo convinti che le aziende del polo industriale rispettino tutte le normative previste ma inevitabilmente, soprattutto nelle ore più calde, lavorare tra gli impianti mette a rischio i lavoratori”.
Il segretario della Fismic Confsal ricorda che spesso i metalmeccanici intervengono in condizioni estreme, ma a differenza di altri lavoratori, lo fanno all’interno di un impianto al chiuso dove la temperatura percepita aumenta di diversi gradi. E nonostante si tratti di interventi in impianti complessi sarebbe sufficiente creare dei turni eliminando le ore più calde.
“Non sono mancati negli anni scorsi lavoratori che hanno accusato malori proprio perché costretti ad interventi ad alte temperature. Non possiamo girarci dall’altra parte e dobbiamo tutelare una categoria che in questi ultimi anni ha dovuto affrontare una crisi occupazionale non indifferente. Mi auguro che anche gli altri sindacati vogliano sostenere il mio grido d’allarme purché quando si tratta di tutela dei lavoratori le battaglie devono essere unitarie. Così come sono convinto che i nostri rappresentanti istituzionali sapranno cogliere questa occasione per dare un ulteriore segnale di attenzione nei confronti del nostro territorio”.