Riesame: Lele Scieri poteva essere salvato, "i suoi aguzzini se ne disinteressarono"

 Riesame: Lele Scieri poteva essere salvato, "i suoi aguzzini se ne disinteressarono"

Il parà siracusano Lele Scieri “fu costretto a salire sulla torre, poteva essere salvato”. E’ uno dei passaggi choc nella ricostruzione di quanto avvenuto nell’agosto del 1999 all’interno della caserma Gamerra di Pisa. E lo si legge nell’ordinanza con cui il Riesame ha respinto il ricorso per la revoca dei domiciliari ad Alessandro Panella, uno dei indagati per la morte del giovane siracusano. Erano suoi commilitoni.
“Il corpo di Emanuele Scieri presentava ferite che i consulenti hanno escluso fossero conseguenza della caduta”, si legge ancora. E ci sono poi le ferite “inspiegabili” secondo i consulenti segno “di un importante evento traumatico di natura contusiva e abrasiva realizzatosi contro un ostacolo fisso avente una superficie ristretta e presumibilmente verde”. Lo riporta il quotidiano La Nazione.
Emanuele venne trovato a terra, privo di vita con lesioni al collo del piede, alla sura e all’avambraccio. Lesioni non compatibili con la caduta. I dettagli trovano ampio spazio sul quotidiano toscano che segue da vicino l’inchiesta della Procura di Pisa. Aveva entrambe le scarpe slacciate, una sola indosso. Aveva il bordo della maglietta arrotolata fino alla base del torace. Secondo il Riesame, questo farebbe ritenere che il giovane parà sia stato prima denudato e percosso, poi ha di nuovo indossato i pantaloni e, senza riuscire a calzare ed allacciare entrambe le scarpe e ad abbassare la maglietta, sia stato costretto a salire sulla torre da cui poi è precipitato. Una fuga dai suoi aguzzini purtroppo rivelatasi vana.
Ma nonostante tutto, “la morte dello Scieri – si legge – poteva essere evitata laddove gli fosse stato prestato immediato soccorso di cui, invece, coloro che avevano preso parte al pestaggio, si disinteressarono”. Sarebbe bastata anche una immediata richiesta di soccorso. Niente di tutto questo. Il corpo venne occultato, in quell’angolo di caserma poco frequentato ed adibito a discarica dove il parà siracusano spirò.

foto Ansa

 

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