Siracusa. La storia di Seby e Domenico. Ieri sul cornicione, oggi a lavoro

 Siracusa. La storia di Seby e Domenico. Ieri sul cornicione, oggi a lavoro

Domenico e Seby oggi sono a lavoro. E’ il primo maggio, per tanti un giorno festivo. Ma loro sono ben felici di essere lì, “a guadagnarci il pane”, raccontano. Domenico e Seby si occupano del facchinaggio ai piani dell’hotel Des Etrangers. Ieri mattina erano lassù, sul cornicione. Pochi centimetri sotto i piedi e poi il vuoto. Aggrappati a un qualche spigolo, a gridare la disperazione per un posto di lavoro che stavano perdendo insieme ad altri sette colleghi. Ma loro, gli altri, sono rimasti sotto, nel piazzale. Doveva svolgersi così lo sciopero proclamato con la Fisascat Cisl. Appuntamento nelle prime ore del mattino. L’assemblea all’aperto, i volantini. Ma la protesta non sembrava incidere. Con la paura di ritrovarsi senza un posto di lavoro che faceva salire la rabbia fino a suggerire un’idea folle: arrampichiamoci lassù e gridiamo la nostra rabbia.
Domenico e Seby, che lunedì avevano ricevuto il telegramma che anticipava il licenziamento proprio a partire da oggi, si sono guardati. Hanno preso lo striscione che avevano preparato e si sono “intrufolati” all’interno. Fino al roof, la terrazza panoramica. Hanno scavalcato la ringhiera e legati con una corda rimediata chissà come si sono piazzati lassù.
Ed è cominciata la paura. Di quanti hanno assistito col cuore in gola a quanto accadeva, dei soccorritori e di Domenico e Seby. “Dopo un’ora sul cornicione hanno iniziato a tremarmi le gambe”, confessa Domenico, una moglie e due figlie di 5 e 12 anni. “Troppa tensione, lo spazio per i piedi era stretto e mi mancava un appiglio sicuro. Ho avuto paura di cadere, di perdere i sensi da un momento all’altro. Seby mi chiamava di continuo, per tenermi su”. E quando sua moglie lo ha chiamato al cellulare perchè online era stata lanciata  la notizia, ha  trovato la forza di rassicurarla. “Le ho detto si stava sbagliando, che era tutto tranquillo. Piangeva e mi domandava ‘cosa fai?’ Ho cercato di calmarla”, una mano al telefono l’altra ad un angolo tra un fregio e l’altro dell’artistico cornicione del Des Etrangers. Tornato a casa ha dovuto fornire un pò di spiegazioni. Anche alle figlie. “Le avevo accarezzate con lo sguardo quando verso le quattro del mattino ero uscito da casa per andare allo sciopero. Mi sono detto: devo portare a casa una buona notizia”. Non pensava ancora che la  paura di ritrovarsi senza un lavoro lo avrebbe portato ad un gesto clamoroso.
Come il suo collega Seby. “Dovevamo fare qualcosa che parlasse della nostra disperazione”, racconta dopo la felice conclusione della vicenda. “Volevamo ottenere un risultato, dopo oltre dieci anni di lavoro non poteva finire così”. E, forse con incoscienza, sono saliti sul cornicione. “Abbiamo sbagliato, mi spiace per tutte le persone che abbiamo fatto preoccupare. Lo abbiamo promesso anche alla Digos, non lo rifaremo più. Ma quando uno è disperato non è tanto lucido…”, si giustifica dopo il clamore suscitato dalla loro azione eclatante. “Grazie a Dio oggi lavoro”, quasi sussurra Seby.  Che insieme a Domenico ci tiene a ringraziare due persone. “La prima è Vera Carasi (segretaria della Fisascat Cisl, ndr) perchè in queste difficili settimane ci ha guidato, ci ha informato si è battuta con grande forza ed è stata dalla nostra parte, sempre. La seconda è il sindaco, Giancarlo Garozzo. Avevamo chiesto che facesse da garante di un eventuale accordo con la società e lui, insieme al vicesindaco, si è precipitato per parlare con noi e conoscere da vicino il problema. Lo abbiamo apprezzato”.
Se per i nove addetti ai servizi ai piani, al facchinaggio e alla lavanderia il problema è stato risolto dopo la protesta di Seby e Domenico, continua la vertenza per gli altri nove lavoratori addetti alla ristorazione. Per loro l’offerta dell’azienda prevede la trasformazione del contratto da tempo indeterminato a part time stagionale. Una proposta messa in discussione dal sindacato e dai lavoratori che vedrebbero decurtati i loro stipendi di quattro mensilità. “Non faremo altre sciocchezze, ma se c’è da protestare anche per i nostri colleghi noi saremo là con loro”, anticipa Seby.

 

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