Tre azioni necessarie: via i carrellati su strada, rieducare all’uso dei cestini portarifiuti, controlli

 Tre azioni necessarie: via i carrellati su strada, rieducare all’uso dei cestini portarifiuti, controlli

E’ vivace in queste giornate la discussione sul servizio di igiene urbana a Siracusa. Nella gestione quotidiana della raccolta rifiuti, della pulizia delle strade e dei servizi accessori vengono lamentati ritardi e criticità. Tuttavia, per comprendere appieno i problemi e provare ad individuare soluzioni concrete, è necessario andare oltre le apparenze. Dietro ai disservizi che molti cittadini notano (e giustamente segnalano), ci sono criticità strutturali e comportamenti diffusi che incidono pesantemente sull’efficienza dell’intero sistema.
Uno dei problemi più impattanti e frequente riguarda l’uso improprio dei carrellati, dei condomini e delle attività commerciali. Troppo spesso questi contenitori per i rifiuti restano stabilmente esposti in strada, in violazione del regolamento che ne prevede la collocazione esterna solo nei giorni di raccolta. Il risultato? Marciapiedi invasi, degrado visivo, ostacoli per i pedoni e una maggiore esposizione al vandalismo e agli abbandoni impropri. È fondamentale che le utenze, sia domestiche che non, rispettino i giorni e le modalità di esposizione, e che l’amministrazione rafforzi i controlli e le sanzioni.
Siracusa soffre da anni il fenomeno delle discariche abusive, spesso sempre negli stessi punti della città. Sacchi su sacchi lasciati ai bordi delle strade, elettrodomestici, mobili e materiale edile che alimentano un ciclo infinito di degrado. Anche i rifiuti leggeri, come bottiglie di plastica, cartoni e imballaggi, finiscono per disperdersi nell’ambiente, spinti dal vento, peggiorando la pulizia urbana anche laddove la raccolta è regolare.
Contro questo fenomeno servono interventi ancora più mirati, controlli capillari e – se necessario – anche condotti porta a porta. Non si può più accettare che alcune aree della città siano sistematicamente trattate come “zone franche” dell’abbandono.
Un problema poco conosciuto eppure cruciale riguarda poi la logistica degli impianti di conferimento dei rifiuti. Siracusa è penalizzata dalla distanza estrema dai centri di smaltimento. L’organico deve essere trasportato dagli autocompattatori fino a Canicattì, a circa 200 km di distanza. Ogni viaggio di un compattatore richiede almeno sette ore tra andata e ritorno, con un evidente impatto anche sui termini della raccolta e dei servizi accessori: senza compattatore, dove stipare i materiali raccolti? Stessa sorte tocca alle terre di spazzamento, che devono anch’esse arrivare a Canicattì. E non va meglio per la frazione indifferenziata, che viene trasportata tre volte a settimana fino a Termini Imerese, altro viaggio lungo e dispendioso su più fronti.
Questa situazione limita fortemente la capacità operativa dell’azienda incaricata del servizio, riducendo il tempo utile per operare effettivamente in città e aumentando la pressione su mezzi e personale. Banalmente, servirebbe una revisione del sistema regionale degli impianti e delle piattaforme di trattamento, garantendo soluzioni più vicine al territorio siracusano.
Ma parliamo anche dei cestini porta-rifiuti. A Siracusa sono circa 1.200 quelli presenti in piazze e strade. Almeno 1.000 di questi si trasformano sistematicamente in mini-discariche. I cittadini, anziché usarli per piccoli rifiuti come dovrebbero, li riempiono o li circondano con sacchi interi di spazzatura domestica, creando accumuli maleodoranti e innescando fenomeni di imitazione. Spesso, infatti, uno o due sacchi lasciati accanto a un cestino diventano, nel giro di poche ore, un cumulo da 5 o 6 sacchi. Allo studio, c’è un sistema di monitoraggio e sanzione ancora più efficace. I cestini devono tornare a essere un servizio utile, non un punto di degrado.
La vera novità sarebbe un patto nuovo tra cittadini, amministrazione e gestore del servizio. In fondo, come insegnano ai bimbi delle elementari, se tieni la città pulita questa diventa più bella, vivibile, sicura e civile. Ma dalla teoria alla pratica, c’è in mezzo un mare.

 

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